sabato 26 dicembre 2020

D'Annunzio e Fiume: un laboratorio di idee e utopie (con video integrale).

Martedì 22 dicembre, in qualità di Presidente di Limes Club Verona, ho moderato una tavola rotonda di presentazione di tre volumi freschi di stampa, dedicati all'Impresa di Fiume guidata da Gabriele d'Annunzio:

Giuseppe de Vergottini - La costituzione secondo d’Annunzio - Luni, 2020;

Davide Rossi (a cura di) - La città di vita cento anni dopo. Fiume, d’Annunzio e il lungo Novecento Adriatico - Cedam, 2020;

Emanuele Merlino (a cura di) - La sola ragione di vivere. D’Annunzio, la Carta del Carnaro e l’esercito liberatore - Passaggio al Bosco, 2020.

Ne hanno discusso il prof. Giordano Bruno Guerri, Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, e il prof. Giuseppe Parlato, Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice. 

Purtroppo il prof. Stefano Bruno Galli, Assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia, non è riuscito a collegarsi per problemi tecnici.

Il tutto è stato impreziosito dagli interventi del Direttore del Teatro Stabile di Verona, Paolo Valerio, che ha letto alcuni passi dannunziani.

Questa la bella locandina dell'evento, che è stato trasmesso in diretta sulla pagina Facebook e sul canale Youtube di Limes Club Verona:


E qui si può seguire il video integrale:


La Voce del Popolo, quotidiano italiano dell'Istria e del Quarnero, ha dedicato alla conferenza un ampio articolo che si può leggere qui.

domenica 4 ottobre 2020

Lo sconcertante atteggiamento dei media sulla malattia di Trump

Ho appena visto la breve conferenza stampa del medico curante di Trump.

Sicuramente sentirete i media accusare la Casa Bianca di poca trasparenza circa le condizioni di salute del Presidente.

Ma a mio parere, è il modo in cui i media stanno seguendo la malattia di Trump ad essere sconcertante.

Le uniche notizie che dovrebbero interessare, sulle condizioni di salute di Trump, sono: se sta migliorando / peggiorando, se guarirà / non guarirà / se verrà dimesso / quando; se, nel frattempo è in grado di governare o meno. Il resto è circo, contorno. Materia per appassionati di riviste di medicina.

Invece, i giornalisti hanno fatto ripetute domande sui livelli di saturazione di ossigeno, sulla somministrazione di ossigeno supplementare, sugli esami ai polmoni, sul perchè Trump, nelle foto diffuse durante il ricovero, non indossa la mascherina.

Nessuno ha fatto la domanda fondamentale: ovvero se, da quando è stato ricoverato, è sempre stato in grado di GOVERNARE.

Lascia sbigottiti che i giornalisti si accapiglino su dettagli delle terapie che, in confronto, sono assolutamente secondari.

Trump ha preso il Covid... mi chiedono: mazzata finale per le elezioni?

Condivido qui il mio pensiero.
Secondo me è tutto tranne che automatico. Bisogna vedere se si ammala, quanto sta in isolamento, se e come riesce a fare campagna elettorale durante la quarantena, se e come riesce a svolgere le funzioni di Presidente, etc etc.
In altre parole: dipende tutto da come REAGISCE.
E' sintomatico. Magari sta in quarantena come tutti qualche giorno, guarisce presto (spero io) e di nuovo on the road... anzi, la cosa può aiutarlo con la sua politica che è sempre stata quella di convivere con il virus facendo business as usual.
L'infezione di per sè può danneggiarlo solo agli occhi di chi lo vuole dipingere come un "negazionista", ma lui non lo è mai stato, visto che, ad esempio, ha chiuso i voli dalla Cina praticamente subito, e per quello addirittura lo accusarono di essere xenofobo...
Un "negazionista" non avrebbe spedito le navi ospedale pronte ad accogliere i malati nelle zone più a rischio (v. New York).
La prima reazione è stata ottima: ineccepibile e quasi lodevole la trasparenza con cui la Casa Bianca ha comunicato la positività e la quarantena. Un atteggiamento tutt'altro che "negazionista", tra l'altro.
Per cui la malattia, di per sè, è sicuramente una "October surprise", ma lo è per lui come lo è per Biden, perchè Biden deve stare attento.
Questa dirompente novità può anche suscitare un moto di solidarietà umana a favore di Trump, ed esporre il cinismo di coloro che, per motivi politici, gli augurano di ammalarsi se non di morire (argomento che secondo me potrebbe incidere non poco sull'elettorato indipendente).
Questa notizia dimostra ancora una volta che la vita è molto simile ad una partita di golf: giochi la palla come la trovi, tutto dipende da come reagisci alle difficoltà.

Trump secondo me finora ha fatto un long drive, ma è finito nel rough: la bandiera è vicina, potrebbe imbucare come mandare tutto a rotoli. 

Riassuntone del primo dibattito Trump - Biden

Dopo un minuto che Biden stava parlando si è capito perché Trump lo ha soprannominato #sleepyJoe. Really, REALLY low energy.

Dopo un altro minuto si è capito che la partita era 1 contro 2: Trump contro Biden E il moderatore. (Spoiler: Biden non è arrivato primo). Obiettivo di Biden, con i suoi sorrisetti di sottofondo (finchè ha avuto la forza di farli), era quello di far perdere le staffe al notoriamente incazzoso Trump. Che però si è abbastanza contenuto.
Piccolo punto a favore di Trump quando Biden ha negato l’esistenza del “manifesto” congiunto con Sanders (forse perché se ne è dimenticato). Team Biden dovrà fare damage control alla propria sinistra.
Biden si è semplicemente RIFIUTATO di rispondere alla domanda del moderatore sulla procedura di nomina della Corte Suprema (fine dell’ostruzionismo? modifica della composizione?) e il moderatore non ha fatto una piega.
Biden è stato debole/sleepy anche quando ha attaccato Trump sulla gestione della pandemia. Poteva per lui essere una requisitoria, ma proprio gli è mancata l’energia. Trump si è difeso abbastanza bene ma poi ha esagerato nel suo classico stile auto celebrativo.
Una cosa è risultata chiara: Biden tifa contro l’arrivo del vaccino, anche se potrebbe salvare vite, perché non lo aiuterebbe a vincere le elezioni.
Trump molto efficace quando ha sottolineato non solo i costi economici ma anche i rischi sociali (depressione, alcolismo, crisi familiari) del lockdown.
Il grande scoop del New York Times sulle tasse di Trump si è rivelato per quello che è veramente: Trump ha goduto dei benefici fiscali consentiti dall’amministrazione Obama. Tema imbarazzante per Biden, per cui il moderatore è stato veloce a cambiare subito argomento.
Dopo un’oretta Biden ha cominciato a cedere: Il moderatore gli ha fa una domanda sulla politica fiscale e lui ha risposto fischi per fiaschi.
Biden si è rifiutato di rispondere alla domanda sugli impicci di suo figlio con la Russia; anche in questo caso il moderatore glielo ha consentito.
Imbarazzante che il partito democratico abbia affidato la denuncia della “sistemica ingiustizia” che affliggerebbe il sistema americano a Biden, che ha 47 anni di vita pubblica alle spalle (la prima volta che è stato eletto non ero nemmeno nato). Non c’era proprio nessuno di più credibile?
Altra domanda a cui Biden semplicemente non ha risposto, eppure era facile facile: indicare un’associazione di poliziotti che lo appoggi. Silenzio. Imbarazzante.
Involontaria comicità di Biden quando ha risposto, a precisa domanda del moderatore, di non aver chiamato il sindaco di Portland o il governatore dell’Oregon, che sono del suo partito, perché intervenissero per sedare le violenze. “Non ho un incarico pubblico”. Infatti, è solo candidato alla presidenza degli Stati Uniti d'America. E poi pretende che sia Trump a dimostrare leadership nell'unità.
Quelli che hanno avuto la loro proprietà distrutta durante le proteste di questi mesi avranno sicuramente apprezzato quando Biden ha detto: "Antifa is an idea, not an organization”.
Sul clima Trump ha difeso, sorprendentemente, le proprie posizioni in maniera molto più efficace di un Biden ormai visibilmente esausto.
IN SINTESI: un dibattito brutto, litigioso, noioso perchè uno dei due candidati (Biden) è l'ombra soporifera del politico brillante di un tempo (il candidato giusto con quattro anni di ritardo), e l'altro (Trump) è stato ingabbiato dal format e sempre ostacolato dal moderatore.
A mio parere entrambi i team ne escono scontenti: Biden non è crollato, Trump non è deragliato. Repubblicani e Democratici ne escono confermati nelle proprie convinzioni. Gli indipendenti, credo saranno rimasti sconcertati da molti passaggi da catch nel fango, ma nell'incertezza potrebbe comunque prevalere Trump, perchè Biden è veramente, VERAMENTE imbarazzante come candidato Presidente.

Dogana for America - il punto a due mesi dalle presidenziali Usa

Video dell'incontro "Dogana for America" dell'8 settembre organizzato da Qualcosa da dichiarare presso la Vecchia Dogana di fiume di Verona, dedicato alle imminenti elezioni americane, con la media partnership di Heraldo.

Dibattito tra me e Alessandro Tapparini, modera Ernesto Kieffer di Heraldo.

Abbiamo affrontato molti temi, ma non immaginavamo che la malattia di Trump avrebbe fatto "deragliare" la campagna elettorale...



martedì 5 maggio 2020

Quali sono gli Stati che hanno affrontato in maniera più efficace la pandemia?

Sta ri-circolando questa "classifica" realizzata dal consorzio Deep Knowledge Group, e ripresa da Forbes, che giudica l'efficacia con cui i singoli Stati hanno affrontato l'emergenza coronavirus.


Ovviamente, si tratta di una classifica impietosa per l'Italia. E non potrebbe essere altrimenti, visto il disastro a cui tutti abbiamo assistito - e a cui tutti stiamo tutt'ora assistendo, per quanto riguarda la fantomatica "fase 2".
Ma si tratta di una graduatoria comunque tutt'altro che affidabile, predisposta sulla base di criteri a dir poco opinabili e per nulla oggettivi.
Come si fa a mettere nella "top 20" il Belgio, che, in base ai dati ufficiali, ha il numero più alto di morti per milione di abitanti al mondo (se escludiamo San Marino)?
O i Paesi Bassi? Sesto Stato al mondo in base al numero di morti per milione di abitanti (sempre se escludiamo i "micro-Stati).
La Svizzera è all'undicesimo posto della classifica, per dire, ma in base al numero di morti per milioni di abitanti è appena dietro agli Stati Uniti.
Ma vedo che la Cina è al quinto posto dei paesi "top", e questo dice tutto. Per cui possiamo anche chiuderla qui.
Non può essere seria una classifica che mette la Cina nella "top ten".
La condotta di uno Stato non deve essere valutata solo in base al modo in cui ha gestito l'epidemia al proprio interno, ma anche in base alle misure che ha preso per evitare che il contagio si diffondesse all'estero.
Ed è altrettanto evidente che, di conseguenza, la Cina non può trovarsi nei "piani alti" di nessuna classifica.

N.B. tutti i dati a cui faccio riferimento relativi al numero di morti per milione di abitanti li potete trovare qui.

domenica 3 maggio 2020

Succede alle 31: Gli Usa di Trump, fra Covid-19, dazi ed elezioni

Oggi sono stato ospite della diretta social del magazine online Heraldo, insieme a due vecchi amici, Ernesto Kieffer e Alessandro Tapparini.
Abbiamo parlato di come se la passano negli Stati Uniti con il coronavirus e con Trump.
Ne è venuto fuori un dibattito piuttosto interessante. Buona visione!


sabato 2 maggio 2020

Caccia al capro espiatorio: dopo due mesi di Dpcm senza fiatare, ora sperano di cavarsela incolpando Conte

Un disegno tanto cinico quanto inaccettabile, perché le responsabilità del disastro che ci attende dovranno essere equamente suddivise tra chi, per apparente casualità della storia, si è trovato ad esercitare “pieni poteri” – ovvero Giuseppe Conte – e chi, potendo impedirlo, glielo ha consentito
Articolo uscito su Atlantico Quotidiano il 29 aprile 2020

Improvvisamente è iniziato il “tiro al Conte”, versione pandemicamente riveduta e corretta del “tiro al piccione”.

D’un tratto, si sono tutti accorti che i suoi provvedimenti – i famigerati Dpcm – sono liberticidi e incostituzionali. Di chi stiamo parlando? Precisiamo: non ci riferiamo all’opposizione. Sarebbe ingiusto. In una fase in cui il Parlamento è stato marginalizzato, anzi, per settimane praticamente chiuso, l’opposizione è stata marginalizzata al quadrato, se non al cubo. Nella “fase 1”, quella del lockdown, le forze di opposizione hanno potuto solo strepitare, più o meno efficacemente, sui social media o in qualche talk show in collegamento via Skype dal salotto di casa. Ma sempre con prudenza. In quella fase, per i leader dell’opposizione il rischio di essere accusati di comportamento “irresponsabile” di fronte ad una delle crisi più gravi – se non la più grave – della storia della Repubblica, è sempre stato dietro l’angolo. E con esso, il rischio, ancor peggiore, di essere dichiarati “unfit”, “inadatti”, in futuro, a governare. In una democrazia parlamentare come la nostra, in cui le carte, nei momenti decisivi, le dà sempre il Quirinale, “saper stare a tavola” è indispensabile. Il rovescio della medaglia è che se ti privano del luogo dove esercitare propriamente l’opposizione, ovvero il Parlamento, sei tagliato fuori. Al quadrato, al cubo.

No, qui stiamo parlando della maggioranza. Del Movimento 5 Stelle, del Pd, di Leu, di Italia Viva, le forze politiche che sostengono l’attuale governo “giallo-rosso”. La condotta di questa maggioranza ha confermato una regola non scritta ma inderogabile: le norme liberticide, in Italia, si possono fare, eccome se si possono fare, purché sia la sinistra a farle.

Conte ha governato la “fase 1” a colpi di propri decreti, di decreti del presidente del Consiglio – Dpcm, appunto. Ha semplicemente ignorato la Costituzione, e tutti quei casi in cui impone che i limiti all’esercizio delle libertà fondamentali possano essere imposti solo con legge o con provvedimento del giudice, ed ha utilizzato una fonte del diritto, il Dpcm, che nel nostro ordinamento è residuale. Perché i Dpcm, il presidente del Consiglio se li scrive praticamente da solo (li ha controfirmati il solo ministro della salute), non serve delibera del Consiglio dei ministri, non vengono emanati dal presidente della Repubblica, e non devono nemmeno essere convertiti in legge. Conte non poteva farlo, non doveva farlo, ma lo ha fatto. Ma non lo ha fatto “da solo”, glielo hanno lasciato fare.

Ha avuto il pieno appoggio del “complesso mediatico-politico” che costituisce l’attuale maggioranza di governo. Le uniche proteste si sono levate, in tempi non sospetti, da parte di giuristi che gravitano intorno al centrodestra, o che comunque non possono essere ricondotti all’area del centrosinistra. Per il resto: appoggio granitico da parte dei “media” che contano, silenzio dei giuristi, silenzio e/o assenso delle istituzioni di garanzia.

Il primo segnale di cambiamento si è avuto solo con la clamorosa “bocciatura” dei provvedimenti di Conte da parte di Sabino Cassese, una delle voci più autorevoli – se non la più autorevole – del diritto pubblico italiano. Bocciatura che è avvenuta, però, solo a metà aprile, e si è eretta per un paio di settimane come un gigantesco monolite nel deserto dell’acquiescenza.

Poi Conte si è finalmente presentato al Parlamento, per riferire sui provvedimenti adottati e sulle trattative in corso in sede europea. Ne è uscito triturato dagli interventi dell’opposizione (capito perché bisognava chiudere il Parlamento?). E se il Parlamento avesse potuto votare, per il suo governo sarebbe andata ancor peggio.

Soprattutto, quella mattina stessa Repubblica e il Corriere hanno recapitato a Conte un vero e proprio “cartellino giallo”, riferendo, con “scoop” inaudito, che ancora a gennaio il Ministero della salute aveva prefigurato uno scenario così drammatico dell’epidemia da coronavirus da essere “secretato”. Questa vicenda del “piano segreto” – quando è stato predisposto? quando e come è stato attuato? – è solo ora all’esame del Copasir, la commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti (di nuovo: capito perché bisognava chiudere il Parlamento?). Vedremo cosa salterà fuori. Ma ciò che più importa è che gli scoop dei “giornaloni” hanno fatto capire che la caccia al “capro espiatorio” era iniziata.

Ed eccoci infine all’ultimo Dpcm. Contro il quale – meraviglia delle meraviglie – si sono levate autorevoli ed esplicite voci contrarie. Forse Conte si aspettava il diluito malcontento della gente comune, di fronte alla mancanza di un chiaro piano per la “fase 2”. Certamente si attendeva l’impotente rabbia dei piccoli negozianti e commercianti, che vedono protrarsi la chiusura forzata, anche nelle Regioni meno colpite, senza una evidente spiegazione.

Non credo si aspettasse, però, la vigorosa protesta della CEI contro la proroga del divieto delle celebrazioni liturgiche (protesta apparentemente sconfessata dal Papa in persona con un tweet, peraltro).

Ed infine è arrivato anche lui: Matteo Renzi. Facendo buon uso della faccia tosta che lo contraddistingue, il leader di Italia Viva (che fino a prova contraria sostiene il governo Conte) ha dichiarato gagliardamente a Repubblica: “Ora basta, non possiamo calpestare i diritti costituzionali con un Dpcm”. “Questo non è più il mio governo. È un governo al quale noi diamo una mano, con dei ministri, etc”, ha detto ieri sera su La7.

Viene spontaneo chiedere: in che senso “ora basta”? E i precedenti Dpcm, che erano ancora più restrittivi, facciamo finta che non siano mai esistiti?

C’è da chiedersi che cosa sia avvenuto per convincere Renzi – che non fa mai nulla a caso – a muoversi così.

Beh, prima dell’ultimo Dpcm è avvenuta una cosa particolarmente importante per i “poteri forti” che governano l’Italia. Si è perfezionata la tornata delle nomine delle partecipate statali (Eni, Enel, Leonardo-Finmeccanica, etc….), dopo una guerra fratricida in seno al governo che si è combattuta sottotraccia per mesi e che non è stata interrotta nemmeno dalla pandemia. Una guerra che ha avuto, tra i vincitori, proprio Renzi, visto che sono stati confermati molti di coloro che furono nominati in posti cruciali quando era lui ad essere l’”uomo forte”. E che ha avuto, tra gli sconfitti, proprio l’attuale presidente del Consiglio, che è riuscito ad imporre pochissime persone di sua fiducia in ruoli di rilievo.

Ecco, quindi, cosa prefigura l’uscita di Renzi: ora che le nomine cruciali sono state fatte, il presidente del Consiglio, che è stato lasciato a gestire “da solo”, a colpi di Dpcm, la “fase 1”, può essere lasciato, “da solo”, a fungere da “capro espiatorio” del malcontento popolare che monterà, inevitabilmente, a fronte del tracollo economico che si prospetta nei prossimi mesi.

È un disegno tanto cinico quanto inaccettabile, perché le responsabilità del disastro che ci attende dovranno essere equamente suddivise tra chi, per apparente casualità della storia, si è trovato ad esercitare “pieni poteri” – ovvero Giuseppe Conte – e chi, potendo impedirlo, glielo ha consentito.

martedì 21 aprile 2020

Davvero il governo italiano aveva un "piano segreto" per fronteggiare l'epidemia?

Nella prima decade di febbraio girava questo spot del Ministero della Salute sul nuovo coronavirus. In cui, con tono tranquillizzante, si dice testualmente: "non è affatto facile il contagio".



Oggi apprendiamo (da "Corriere della Sera" e "Repubblica", non da sconosciuti siti sovranisti - metto i link nei commenti) che ancora a gennaio il medesimo Ministero della Salute aveva prefigurato uno scenario così catastrofico da essere "secretato" per "non spaventare la popolazione": si prevedevano tra i 600mila e gli 800mila morti senza misure di contenimento.
Poi, però, si è aspettato fino all'inizio di marzo per mettere in campo, appunto, le misure di contenimento.
Credo che sarà necessario ricostruire con attenzione la cronologia dei fatti - partendo dalla "desecretazione" del "piano secretato" - per mettere in luce le varie responsabilità.

mercoledì 15 aprile 2020

Sulla proposta del prof. Burioni per "riaprire l'Italia".

Non contento di aver inanellato, come tutti, la sua dose di errori (del resto, da quando la medicina è una scienza esatta?), e ciò soprattutto all'inizio, quando era decisivo essere lungimiranti e suggerire le mosse giuste, il prof. Burioni, evidentemente e misteriosamente persuaso di aver nel frattempo acquisito il dono dell'infallibilità, avanza la sua proposta per "riaprire l'Italia".
Oltre ad alcune cose condivisibili, propone l'istituzione di una struttura tecnica che avrebbe anche le seguenti prerogative (cito testualmente, aggiungo solo le maiuscole):
"4) MANDATO LEGALE di proporre in modo tempestivo e POSSIBILMENTE VINCOLANTE provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole, ecc…); GESTIONE DI INFETTI E CONTATTI (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie.
5) CONDIVISIONE DELLA STRATEGIA COMUNICATIVA con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)
".

Quindi, per dirlo in parole povere: "pieni poteri" ai medici - che notoriamente non sbagliano mai... - e "veline" su cosa è giusto scrivere o trasmettere e cosa no - con buona pace per la libertà di stampa, presidio di quella democrazia che l'Italia dovrebbe ancora essere.
Perfavore, ve lo chiedo in ginocchio: facciamo tornare in campo la politica, quella fatta dai rappresentanti democraticamente eletti e perciò responsabili delle scelte che fanno.
E ricollochiamo i prof. Burioni nei posti che loro competono, ovvero in laboratorio a fare ricerca e in cattedra ad insegnare medicina (scienza fondamentale, importantissima, decisiva, chi lo nega, ma a cui è purtroppo estraneo il principio di infallibilità).
Chiosa finale: se l'Ordine dei Giornalisti dovesse prestarsi ad una proposta del genere, ravviserei, per la prima volta, una vera ragione per essere d'accordo con chi, da tempo, ne richiede l'abolizione (argomento che mi ha sempre lasciato piuttosto "freddo").


sabato 11 aprile 2020

Fact checking: ma chi ha approvato il MES?

Premessa

La conferenza stampa del Presidente del Consiglio Conte di ieri sera ha incendiato le polemiche che si trascinano da mesi intorno al tema del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Conte ha sottolineato come il Mes esista fin dal 2012, e che pertanto le accuse che gli sono state mosse dall'opposizione di aver "firmato", l'altra sera, il Mes sono delle "menzogne". Nella foga, per di più, Giuseppe Conte - sbagliandosi - ha detto che all'epoca dell'approvazione del Mes Giorgia Meloni era ministro.
Le accuse mosse mosse da Conte in diretta tv a Salvini e Meloni hanno causato la reazione veemente dell'opposizione.

Ma come stanno le cose?

Cerchiamo di fare un po' di ordine.
Il MES (acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità) è il meccanismo permanente di stabilità dell'area euro, che ha affiancato e poi sostituito gli strumenti transitori di stabilizzazione finanziaria (European financial stabilisation mechanism, EFSM, e European financial stability facility, EFSF) che erano istituiti originariamente per 3 anni (fino al 31 dicembre 2012), e poi prorogati fino al 30 giugno 2013.
Nel 2011, durante il governo Berlusconi (di cui Giorgia Meloni era ministro), fu approvata l'aggiunta di un paragrafo all'art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea.
Questo il testo: "Gli Stati membri la cui moneta è l'euro POSSONO istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità".
Quindi il governo Berlusconi approvò la POSSIBILITÀ di creare il Mes. I cui contenuti concreti erano, però, tutti da negoziare.


A cosa serviva questa clausola?

Serviva a dare una base giuridica al Mes inteso come meccanismo di stabilità anche su base intergovernativa, e quindi, ove ritenuto necessario, svincolato dal c.d. "metodo comunitario". Che fu poi la soluzione adottata. 
Per quanto riguarda il Mes, infatti, non è previsto alcun potere di proposta e/o di consultazione per la Commissione europea e per il Parlamento europeo. Inoltre, non è previsto alcun intervento diretto del bilancio UE, perchè il Mes è finanziato da contributi degli Stati membri interessati sotto forma di prestiti e garanzie.
Insomma, il Mes c'entra con l'UE, non si può negarlo, ma solo perchè i suoi Stati membri sono tutti membri dell'UE (e dell'euro). E funziona con regole tutte sue.

Quali regole?

Quelle che sono state definite con il trattato istitutivo del Mes vero e proprio (48 articoli), che è stato approvato il 2 febbraio 2012, ed è stato ratificato dal Parlamento italiano il 23 luglio 2012. Chi era, in entrambi i casi, Presidente del Consiglio? Mario Monti. E Giorgia Meloni non era più ministro*.

Già, perché nel frattempo Berlusconi, nel novembre 2011, era stato costretto a dimettersi, avendo perso la maggioranza nel bel mezzo (o, se preferite, a causa) della "battaglia dello spread".

Si può dire dunque che chi ha lavorato sul MES è stato il Governo Berlusconi e invece dopo 10 settimane è stato firmato dal Governo Monti?

Solo in parte. Solo in parte!
Certo, chi ha aperto alla possibilità del Mes è stato il governo Berlusconi, con ministro dell'economia Giulio Tremonti. Governo che poi è stato tolto di mezzo forzatamente con la battaglia dello "spread". Dopodiché è stato messo in sella il governo Monti, che ha approvato QUESTO Mes. 

Quale è la differenza tra il meccanismo di stabilità che aveva in mente Tremonti (almeno in base alle intenzioni espresse a suo tempo) e quello che è stato approvato? 

Che il meccanismo di stabilità della zona euro che aveva in mente Tremonti doveva essere la base per gli eurobond
Mentre il Mes che è stato approvato è esattamente il contrario (come ha chiarito lo stesso Giuseppe Conte nella sua conferenza stampa di ieri sera).

* Per completezza, Giorgia Meloni risultò assente anche alla votazione sul Mes in Parlamento. Considerata l'importanza dell'argomento, una chiara dimostrazione di dissenso. 

martedì 7 aprile 2020

Se Boris Johnson sta male, chi comanda in Gran Bretagna?

La domanda è tutt'altro che banale, visto che nel Regno Unito manca un meccanismo codificato di "supplenza" in caso di incapacità del premier.

E poche volte, nella storia britannica, si sono presentati episodi simili di impedimento temporaneo del premier, che possano servire da guida come precedente.

Nel 1953 Churchill ebbe un ictus, ma la cosa venne tenuta segreta anche a molti degli altri ministri (!).

Più di recente, invece, Tony Blair fu operato un paio di volte al cuore quando era in carica, ma si trattò di assenze molto brevi.

Per adesso Boris Johnson ha formalmente nominato come suo "supplente", ma solo in caso di necessità, Dominic Raab, titolare del Foregn Office, il Ministero degli Esteri britannico. Un messaggio inviato soprattutto all'esterno. E formulato in modo da lasciare intendere che in realtà il premier, anche se fisicamente ricoverato, non è completamente impedito nello svolgimento dell'incarico.

lunedì 6 aprile 2020

Come fare una mascherina di emergenza in 30 secondi

Uno dei misteri più oscuri della pandemia da coronavirus riguarda sicuramente l'utilizzo delle mascherine.
Per settimane ci hanno detto che sono inutili per chi non è ammalato.
Ora cominciano a moltiplicarsi i provvedimenti in cui è reso addirittura obbligatorio coprirsi il volto per accedere a luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Resta il fatto che le mascherine scarseggiano ed è difficile procurarsele.
Niente paura! 
In questo tutorial, il Surgeon General degli Stati Uniti, il contrammiraglio dott. Jerome Adams, spiega come è possibile procurarsi una copertura di emergenza del volto in 30 secondi, utilizzando una sciarpa, una bandana o una maglietta, e due elastici.





sabato 28 marzo 2020

Odio riconoscerlo, ma Renzi ha ragione: serve un piano per ripartire

Oggi, per la prima volta, credo, mi sono trovato d'accordo con Matteo Renzi. A suo modo è un piccolo evento, e voglio riconoscerlo.

Mi sono trovato d'accordo quando ha detto, in un'intervista all'"Avvenire", che è necessario definire subito, adesso un piano per "riaprire" l'Italia, per farla uscire dalla quarantena. E ciò a fronte della consapevolezza che con il coronavirus dovremo imparare a combattere ancora per settimane, forse mesi, forse anni. Fino a quando non si troverà una cura, o un vaccino. Nel frattempo, però, non si può rimanere (quasi) tutti chiusi in casa ad aspettare che il problema si risolva da solo. Perchè ci sono molti, troppi (anziani, disoccupati, tutte le fasce deboli) che, durante la quarantena sine die, rischiano di salvarsi dal virus ma di morire letteralmente di fame. E' quindi urgente definire una strategia per ripartire. 

Beh, devo dire che con questo ragionamento sono d'accordo.

Dal punto di vista tattico, certo, si è trattato di un modo facile, per Renzi, per ottenere un po' di visibilità dopo un po' che non "toccava palla", e per posizionarsi nel dibattito sull'insostenibilità dell'attuale blocco produttivo. Dibattito che per ora è sottotraccia, ma che, è facile prevedere, esploderà, inevitabilmente, tra breve. Perché è evidente che questa situazione non può reggere. Renzi si è posizionato, e tra qualche giorno avrà gioco facile nel dire: "ve l'avevo detto, io".

E vero, la sua uscita è stata subito accolta da un coro unanime di reazioni negative. In prima fila si sono schierati, zelanti, gli scienziati, e, in seconda fila, i politici, di ogni colore. La politica è debole, ha paura di urtare le sensibilità: sia di quelli che sono in casa e vorrebbero andare a lavorare per sbarcare il lunario; sia di quelli che al lavoro non ci vogliono andare perché hanno paura (giustamente, vista l'evoluzione dell'epidemia) . Così, all'attacco contro l'idea anche solo di parlare di "riapertura", sono stati scatenati gli "esperti", quelli che dall'inizio di questa crisi si sono, ormai, contraddetti tra di loro non si sa quante volte.

Siamo ancora nella fase in cui non si può "disturbare il manovratore". Anche se non ha la più pallida idea di dove andare. Ed invece è essenziale parlare proprio di questo, visto che, in molti, durante la quarantena, abbiamo un sacco di tempo libero: a questo punto, qual è il piano per uscirne?

Non bisogna avere il timore che, cominciando a parlare del "dopo quarantena", la gente cominci a non rispettarla. Si tratterebbe di un atteggiamento paternalistico e miope. La gente ha necessità di sapere che i sacrifici di oggi sono solo la prima fase di un progetto più ampio, che riguarda anche il dopo, e che ci porterà fuori dall'emergenza. Se sarà rassicurata su questo aspetto, sarà motivata a rinunciare alle proprie libertà, e non per decreto, ma per la convinzione che chi è al comando ha le idee chiare sulla strada giusta da prendere.

mercoledì 25 marzo 2020

Sospensione attività produttive (DPCM 22 marzo): indicazioni operative

In questo post avevamo sintetizzato i contenuti del DPCM del 22 marzo, che ha disposto la sospensione di gran parte delle attività industriali su tutto il territorio nazionale.

Il provvedimento entra a pieno regime trascorsa la mezzanotte di oggi, e, come era inevitabile, sta ponendo non pochi problemi applicativi agli operatori.

Per sciogliere i dubbi, è utile la consultazione di due documenti.

1. Il primo è la circolare del 23 marzo del Ministero dell'Interno ("Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale"), consultabile a questo indirizzo.

La parte più rilevante della circolare è dedicata allo specifico ruolo attribuito ai Prefetti nell'applicazione del DPCM. Infatti, per quanto riguarda le attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere nei settori non sospesi, nonché dei servizi di pubblica utilità ed essenziali (art. 1 co. 1 lett. d DPCM 22 marzo 2020), e le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo della cui interruzione derivi un grave pregiudizio all’impianto stesso o un pericolo di incidenti (art. 1 co. 1 lett. g DPCM 22 marzo 2020), spetta al Prefetto una valutazione in merito alla sussistenza delle condizioni per la prosecuzione. 
Difatti, in base al meccanismo stabilito dal DPCM, gli operatori economici che ritengono di poter usufruire della deroga alla sospensione dell'attività devono comunicarlo al Prefetto, il quale, però, può disporre la sospensione laddove non ravvisi l’effettiva ricorrenza delle condizioni stabilite dalla normativa.
Ai singoli Prefetti viene dunque attribuita una funzione particolarmente delicata, volta a garantire un corretto bilanciamento tra due beni giuridici di pari importanza: la salvaguardia della salute pubblica, e la continuità dei processi produttivi ritenuti di primaria importanza per l'intero sistema economico e sociale nazionale.
Si pone dunque una problematica di non poco momento, relativa alla effettiva disponibilità, in capo ai Prefetti, delle informazioni necessarie per compiere le valutazioni che sono state loro affidate dal DPCM.
Ebbene, la circolare interviene proprio su questo aspetto, raccomandando al Prefetto di avvalersi del contributo specialistico di "qualificati soggetti istituzionali", chiamati a fornire, in virtù del principio di leale collaborazione, idonei elementi atti a "consolidare l’impianto dell’eventuale provvedimento sospensivo". Il Ministero indica ai Prefetti di avviare, a tal fine, le necessarie interlocuzioni con gli uffici delle Regioni, degli altri enti territoriali, delle Camere di commercio e degli altri organismi eventualmente presenti sul territorio.
Altra particolarità degna di nota della circolare in esame è che viene data indicazione ai Prefetti di informare delle comunicazioni di prosecuzione della attività ricevute dagli operatori economici non solo i soggetti espressamente indicati dal DPCM (ovvero: Presidente della Regione o della Provincia Autonoma, Ministro dell’interno, Ministro della sviluppo economico, Ministro del lavoro e delle politiche sociali e forze di polizia),  ma anche le Province e i Comuni. Questo nell’ottica della importanza della "circolarità delle informazioni", e proprio perché si tratta di soggetti in grado di fornire ai Prefetti informazioni utili per compiere le valutazioni loro riservate.


2. Anche alla luce della circolare del Ministero, resta il fatto che il DPCM del 22 marzo crea numerosi problemi pratici agli operatori. 
Per risolverli, è sicuramente molto utile la consultazione delle Faq redatte da Confindustria, che possono essere consultate a questo link è che sono in costante aggiornamento. 
Al momento in cui scrivo questo post, le Faq affrontano già molti problemi di dettaglio, tra quali: l'applicazione, nel caso concreto, della classificazione ATECO; che cosa si intende per "attività funzionali" a quelle non sospese; le problematiche proprie delle imprese che operano con la filiera estera; il periodo transitorio e le attività consentite dopo il 25 marzo; le attività produttive e commerciali consentite; come effettuare gli adempimenti nei confronti delle Prefetture.

domenica 22 marzo 2020

DPCM 22 marzo 2020: sospese le attività produttive industriali e commerciali

Dopo la diretta Facebook di ieri sera, il Presidente del Consiglio ha firmato il nuovo decreto (appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale) che ordina, a causa dell'emergenza sanitaria da "coronavirus", la sospensione di gran parte delle attività produttive.

Queste, in estrema sintesi, le novità contenute dal decreto, che si applicano a tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile 2020:

1) sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate in un apposito allegato;

2) le attività professionali non sono sospese

3) non sono sospese le attività che erogano servizi di pubblica utilità e servizi essenziali, quelle del settore farmaceutico e sanitario; nonché le produzioni agricole e alimentari; nonché "ogni attività comunque funzionale a fronteggiare l'emergenza";

4) sono consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo dalla cui interruzione derivi un grave pregiudizio per l'impianto stesso o un pericolo di incidenti, previa comunicazione al Prefetto, che può sospenderle quando non ravvisi la sussistenza delle condizioni;

5) sono consentite le attività dell'industria dell'aerospazio e della difesa, nonchè le altre attività di rilevanza strategica per l'economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto;

6) le attività produttive sospese possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile;

7) le attività sospese devono chiudere i battenti entro il 25 marzo;

8) le persone fisiche non possono spostarsi dal comune dove "attualmente si trovano" con mezzi di trasporti pubblici o privati, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute;

9) le attività non sospese devono rispettare i contenuti del protocollo Governo - parti sociali del 14 marzo, di cui abbiamo già parlato in un precedente post. Questo protocollo riceve così ulteriore copertura normativa.

giovedì 19 marzo 2020

Per gli operatori sanitari, il contagio da Coronavirus in ambito professionale è infortunio sul lavoro

Con nota del 17 marzo 2020 n. 3675, l'INAIL ha chiarito che i contagi da Covid-19 di medici, di infermieri e di altri operatori di strutture sanitarie in genere, dipendenti del Servizio sanitario nazionale e, in generale, di qualsiasi altra Struttura sanitaria pubblica o privata assicurata con l’Istituto, avvenuti nell’ambiente di lavoro oppure per causa determinata dallo svolgimento dell’attività lavorativa, sono inquadrati nella categoria degli infortuni sul lavoro. 

Pare un'ovvietà, ma evidentemente si è ritenuto opportuno fugare ogni dubbio...!

martedì 17 marzo 2020

Il protocollo Governo-parti sociali per il contrasto dell'emergenza Coronavirus: contenuti e indicazioni operative.

Come dicevo nel precedente post, il 14 marzo Governo e organizzazioni datoriali e sindacali hanno sottoscritto un Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.

Il protocollo si applica a tutti i datori e luoghi di lavoro privati la cui attività non sia stata sospesa dal DPCM 11 marzo 2020.

Approfondisco qui l'argomento, con un'analisi dei contenuti ed alcuni suggerimenti operativi per l'applicazione.

1) Divieto di accesso al luogo di lavoro dei soggetti "a rischio".

Un presupposto operativo del protocollo è che non può accedere al luogo di lavoro:
- chi abbia temperatura corporea superiore a 37,5° o altri sintomi influenzali.
- chi negli ultimi 14 giorni abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19.

Il protocollo non è scritto benissimo, ma mi sento di poter affermare che questi divieti si applicano a tutti coloro che intendano entrare in Azienda (personale, fornitori, visitatori, ma io aggiungerei anche titolari).

Per quanto riguarda il primo aspetto, il personale può essere sottoposto a controllo della temperatura corporea prima dell'accesso al luogo di lavoro. Ma tale rilevazione (identificazione del soggetto, registrazione e trattamento dei dati, informativa etc.) deve avvenire nel rispetto normativa in materia di privacy.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, è possibile richiedere una dichiarazione attestante l'assenza di contatti, negli ultimi 14 giorni, con soggetti risultati positivi al COVID-19, ma occorre tenere conto del fatto che l'acquisizione della dichiarazione costituisce trattamento dei dati, che pure deve essere effettuato (quanto a identificazione, registrazione e trattamento dei dati, informativa etc.) nel rispetto della disciplina vigente in materia di privacy.

2) Gli obblighi informativi

Il datore di lavoro deve predisporre delle apposite informative circa le disposizioni delle Autorità riguardanti l'emergenza. Queste informative sono destinate non solo ai lavoratori ma "a chiunque entri in azienda", e devono essere predisposte utilizzando "le modalità più idonee ed efficaci" (affissioni, depliants, e-mail, etc.). 

Le informative riguardano:
- il divieto di ingresso per chi ha temperatura corporea superiore a 37,5°;
- il divieto di ingresso a chi, negli ultimi 14 giorni, ha avuto contatti con soggetti COVID-19 positivi;
- l'impegno a rispettare le misure di sicurezza (distanza interpersonale, igiene delle mani etc.)
- l'impegno a informare tempestivamente il datore di lavoro dell'insorgenza di sintomi influenzali durante l'orario di lavoro.

3) Accesso di fornitori esterni

La logica organizzativa dev'essere quella di ridurre al minimo gli accessi. Ad esempio gli autisti delle imprese di trasporto non devono entrare nei locali aziendali se non è necessario. Tale logica deve essere perseguita nel definire le procedure di ingresso, transito e uscita. E' previsto il divieto di utilizzo, da parte di soggetti esterni, dei servizi igienici del personale dipendente.

4) Pulizia e sanificazione periodica

Il datore di lavoro deve assicurare:
- la pulizia e la sanificazione periodica dei locali;
- in caso di presenza accertata di un soggetto COVID-19 positivo, la pulizia e la sanificazione devono seguire le procedure stabilite dal Ministero della Salute (circ. n. 5443 del 22 febbraio 2020);
- occorre garantire la pulizia a fine turno (cioè: ogni giorno) e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti;
- in caso di interventi speciali e periodici di pulizia previsti dalle indicazioni del Ministero della Salute si può fare ricorso agli ammortizzatori sociali.

5) Precauzioni igieniche personali

Il protocollo richiama il famoso "decalogo" ormai noto a tutti, elaborato da Istituto Superiore della Sanità e Ministero della Salute. E stabilisce che il datore di lavoro deve mettere a disposizione idonei mezzi detergenti per le mani.

6) Dispositivi di protezione individuale (mascherine in primis)

Obbligatori nei casi in cui non sia possibile mantenere la distanza interpersonale minore di un metro.

7) Gestione spazi comuni; 8) Organizzazione aziendale; 9) Gestione entrata e uscita dei dipendenti

La filosofia di fondo è quella di favorire la riduzione al minimo indispensabile ("rarefazione") dei contatti, garantire la sanificazione, e ridurre al minimo la presenza sul luogo di lavoro.

In particolare, sono sospese e annullate tutte le trasferte/viaggi di lavoro nazionali e internazionali, anche se già concordati o organizzati.

10) Spostamenti interni, riunioni, eventi interni e formazione

Anche qui l'approccio è quello di ridurre al minimo i contatti.

In particolare: 
- non sono consentite le riunioni in presenza; se necessarie e urgenti, e se impossibile il collegamento a distanza, deve essere ridotto al minimo il numero dei presenti, garantito il distanziamento interpersonale e la pulizia/areazione dei locali;
- sono sospesi e annullati tutti gli eventi interni e di formazione in aula, mentre è possibile solo la formazione a distanza;
- l'emergenza Covid-19 è giusta causa per il mancato completamento della formazione professionale e/o abilitante per tutti i ruoli/funzioni aziendali in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

11) Gestione di una persona sintomatica in Azienda

La persona sintomatica deve avvertire immediatamente l'ufficio personale, l'Azienda deve provvedere al suo isolamento così come degli altri presenti ed avvisare immediatamente le Autorità.

Soprattutto, è previsto l'obbligo di collaborazione dell'Azienda con le Autorità sanitarie per l'individuazione dei "contatti stretti" di una persona presente in Azienda che sia risultata Covid-19 positiva. Ciò al fine di applicare le procedure di quarantena che saranno ritenute necessarie. Nel periodo dell'indagine, l'Azienda potrà chiedere agli eventuali possibili "contatti stretti" di lasciare cautelativamente lo stabilimento, secondo le indicazioni dell'Autorità sanitaria. Il protocollo non dice, però, quale debba essere il trattamento normativo dell'assenza cautelativamente imposta.

12) Sorveglianza sanitaria / medico competente / RLS

Degno di nota il ruolo "proattivo" affidato al protocollo al medico competente:
- collabora con il datore di lavoro e i rappresentanti del lavoratori per la sicurezza (RLS / RLST) nell'integrare e proporre tutte le misure di regolamentazione legate al Covid-19;
- segnala al datore di lavoro situazioni di particolare fragilità e patologie attuali o pregresse dei dipendenti, affinchè l’azienda provveda alla loro tutela nel rispetto della privacy.

sabato 14 marzo 2020

Protocollo condiviso tra Governo, organizzazioni datoriali e sindacati per il contrasto dell'emergenza Coronavirus

Governo, Confindustria, Confapi, Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto un Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.
Ciò in attuazione dell’articolo 1, comma primo, numero 9), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020, che - in relazione alle attività professionali e alle attività produttive - raccomanda intese tra organizzazioni datoriali e sindacali.
Il Protocollo è consultabile a questo indirizzo sul sito di Confindustria Verona.

giovedì 12 marzo 2020

Prima esegesi del DPCM 11 marzo 2020 per gli studi professionali.

Premessa

1. Il datore di lavoro è responsabile per la mancata adozione delle misure di sicurezza generiche (art. 2087 c.c.) e specifiche (D. Lgs. 81/2008) idonee a tutelare l'integrità fisica del lavoratore (e quindi anche contro il contagio da coronavirus, trattandosi di emergenza nazionale).

2. La responsabilità civile del datore di lavoro è esclusa solo nel caso di: dolo del lavoratore; rischio elettivo, cioè un'attività del lavoratore che non ha rapporti con lo svolgimento dell'attività lavorativa o che esorbita in modo irrazionale dai limiti di essa.

3. Fermo l'obbligo di rispetto delle norme di sicurezza specifiche (D. Lgs. 81/2008), l'emergenza "coronavirus", che, per sua natura, nasce "al di fuori" del posto di lavoro ma può essere portata "al suo interno", impone particolare attenzione sotto il profilo dell'adozione delle misure di sicurezza generiche, così come definite dall'art. 2087 c.c.

4. Cosa dice l'art. 2087 c.c.? Ecco qua: "L'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro". Quali sono, esattamente, queste misure? Eh, dipende dal caso concreto.

5. Per i titolari degli studi professionali diventa fondamentale porre attenzione alle misure approvate con il DPCM 12 marzo 2020. Anche se sono "raccomandazioni", costituiscono un parametro di riferimento per riempire di significato le "misure" che "secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica" il codice civile definisce solo genericamente.

E quindi, vediamole.

Le attività degli studi professionali sono sospese?

No, ma è raccomandato (v. supra punto 5) che:

a) sia attuato il massimo utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza; (N.d.R.: per cui favorire al massimo telelavoro e smart working);

b) siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva; (N.d.R.: qui c'è un aspetto problematico, perché si raccomanda che ferie e congedi retribuiti siano incentivati; non possono essere semplicemente imposti senza accordo del dipendente, a meno che il CCNL applicato al rapporto di lavoro non lo consenta. Ad esempio, il CCNL Studi professionali - Confprofessioni consente ampio margine di manovra al datore di lavoro);

c) siano sospese le attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione;  

d) assumano protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale (N.d.R.: chiedere al responsabile per la sicurezza e al medico competente); 

e) siano incentivate le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro, anche utilizzando a tal fine forme di ammortizzatori sociali (N.d.R.: occorre però che gli ammortizzatori sociali siano disponibili! Norma chiaramente scritta senza avere in mente gli studi professionali); 

10) Per tutte le attività non sospese si invita al massimo utilizzo delle modalità di lavoro agile. (N.d.R.: già detto...) 

Fino a quando restano in vigore le nuove misure?

Da oggi 12 marzo 2020 fino a 25 marzo 2020

I DPCM 8 e 9 marzo 2020 restano in vigore?

Sì, per le parti compatibili con il nuovo DPCM.

Le nuove misure si applicano a Regioni a statuto speciale e Province autonome di Trento e Bolzano?

Sì, compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione. (N.d.R.: cosa significa esattamente? Boh...) 

Aborto e armi, due sentenze che scuotono l’ordine (e la tracotanza) liberal

Due vittorie personali di Trump, reazioni isteriche dei progressisti. Non abolito il “diritto” ad abortire, la materia restituita agli Stati...