martedì 11 aprile 2017

Appunti e documenti - 11 aprile 2017

Cassimatis contro Associazione "Movimento 5 Stelle". Il testo integrale dell'ordinanza cautelare che ha dato torto - per ora - a Grillo (dal sito del Secolo XIX).

sabato 8 aprile 2017

Taccuino

Intervista a Edward Luttwak sul Messaggero (su Dagospia).

Articolo su Lawfare - piuttosto critico - sulla base giuridica, in particolare dal punto di vista del diritto internazionale, dell'attacco missilistico Usa in Siria.

Articolo su Politifact che conferma che, trattandosi di azione limitata, Trump ha agito rimanendo nei limiti dei suoi poteri di Presidente e Comandante in Capo.

Articolo di The Atlantic sulla conferma di Neil Gorsuch a giudice associato della Corte Suprema degli Stati Uniti

Raccolta di saggi sulla Stanford Law Review sul pensiero di Neil Gorsuch.

Una piccola parte delle palline che ho tirato oggi.


venerdì 7 aprile 2017

Attacco chimico in Siria: la versione russa è credibile?

Come spesso accade quando gli Stati Uniti intervengono in questa o in quella parte del mondo, le reazioni dell'opinione pubblica, in prevalenza, si allineano lungo le coordinate di consolidati pregiudizi ideologici:
- gli antiamericani non putiniani pensano che alla base ci sia un complotto demo-giudo-pluto-massonico;
- gli antiamericani "amici di Putin" credono alla versione del Cremlino, che del resto, da decenni, è la più avanzata agenzia di propaganda e disinformazione del mondo;
- i filoamericani stanno zitti.


Nel mezzo, pochi, pochissimi si concentrano sui fatti, sulle informazioni disponibili, per maturare una propria opinione.
Quello che sta accadendo in queste ore, relativamente all'attacco chimico in Siria e all'intervento Usa, ne è l'ennesima riprova.
Navigando sui social media, mi imbatto in molte persone - che stimo - che ritengono credibile la versione russa, secondo cui non vi sarebbe stato un attacco chimico da parte di Assad, ma si sarebbe trattato, in sostanza, di un "incidente": ovvero, ovvero, sarebbe stato, sfortunatamente, bombardato un deposito di armi chimiche in mano ai ribelli.

FERMI TUTTI

Ora, io non sono un esperto di armi chimiche, ma ho il brutto vizio di farmi domande. Ed invito queste persone - che stimo - a farsele anche loro.

Prima domanda: se le cose stanno così, vuol dire che i ribelli hanno le armi chimiche? 


Ma questa la lasciamo, per il momento, da parte.

Seconda domanda (più importante per motivi di cronaca): la versione russa è TECNICAMENTE POSSIBILE?

Gli esperti DICONO DI NO.

Copio e incollo da questo articolo della BBC:

"Hamish de Bretton-Gordon, a former commanding officer of the British Armed Forces Joint Chemical Biological Radiological Nuclear (CBRN) Regiment, said it was "pretty fanciful".


"Axiomatically, if you blow up Sarin, you destroy it," he told the BBC.

Chiaro?

Se bombardi il Sarin (perchè di Sarin, sembra, che si sia trattato), non crei una nube tossica, come vogliono far credere i Russi, ma lo distruggi.

Questo lo dice, testualmente, un esperto della materia. Sulla BBC.

Per cui, delle due l'una: o è in atto un complotto su scala globale, ordito per consentire a Trump di sparare 50 missili su un'installazione militare siriana - complotto che sarebbe. a dir poco, eccessivo, visto che gli Usa hanno bombardato in Siria centinaia di volte nel corso del conflitto.

Oppure - ed è la spiegazione più semplice, e a mio modesto parere più convincente - la versione russa, semplicemente, non regge. 


Alla Casa Bianca non c'è più un "signor tentenna".

I segnali che Trump avrebbe agito in Siria c'erano tutti.

5 aprile 2017. Primo segnale: l'intervento al Consiglio di Sicurezza dell'Onu del rappresentante permanente USA Nikki Haley (stella nascente del Partito repubblicano, tra l'altro). L'attacco alla Russia è stato esplicito: "Quanti altri bambini dovranno morire perché alla Russia importi?".
Guardare il video, Guardare la faccia dell'ambasciatore russo al minuto 3:41. Attonito, quasi incredulo.


5 aprile 2017. Secondo segnale. La conferenza stampa congiunta durante la visita del re Abdullah di Giordania, fondamentale alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente.  Trump ha aperto il suo intervento condannando l'orribile attacco chimico contro gente innocente, "women, small children, and even beautiful little babies". Trump ha parlato di "affronto all'umanità", ha detto chiaramente che condotte del genere da parte del regime di Assad non sarebbero state più tollerate. Subito dopo, Trump ha lodato le capacità militari del re Abdullah.


6 aprile 2017. Infine, l'attacco. Nelle intenzioni, un'azione militare "chirurgica", una ritorsione diretta contro la base da cui è partito l'aereo che ha condotto l'attacco chimico.
Piccolo, grande particolare: in quella base c'erano anche militari russi. Sono stati preavvertiti, e sono stati evacuati prima dell'attacco.

Il segnale mandato da Trump alla Russia non avrebbe potuto essere più esplicito. E' venuta meno al ruolo di "alleato-garante" di Assad che Obama le aveva consentito, e gli Usa hanno agito di conseguenza.
L'obiettivo chiaro di Trump è quello di ristabilire il ruolo di leadership degli Stati Uniti nella gestione del conflitto siriano, dopo che la Russia, inadempiente, ha screditato il proprio ruolo. Da notare l'appello di Trump a tutte le "Nazioni civilizzate" perchè cooperino con gli Usa per la fine del conflitto.


I media registrano con sorpresa il "cambio di rotta" di Trump in Siria.
In realtà, si tratta di un "cambio di rotta" solo della "caricatura di Trump" che gli stessi media hanno propalato ormai da un anno e più.
In realtà, per chi segue con attenzione quello che Trump fa e dice, l'azione in Siria è tutt'altro che sorprendente.

Perchè Trump non è un ideologo. È un pragmatico. 

Gli è ben chiaro che la fine del conflitto in Siria, e, con esso, la fine del terrorismo globale che in tale conflitto trova le proprie radici, e, più in generale, la stabilità del Medio Oriente, sono nell'interesse primario degli Usa.
Così come gli è ben chiaro che è nell'interesse degli Usa il contenimento del ruolo della Russia, soprattutto se non costituisce fattore di stabilità.
Trump ha fatto quello che Obama aveva annunciato nel 2013, con lo sciagurato proclama della "linea rossa" superata da Assad in occasione di un altro attacco chimico, salvo poi fermarsi. Commettendo uno dei più gravi errori della sua presidenza, forse il più grave. Perchè è stata l'inazione di Obama che ha consentito alla Russia di assumere il ruolo di "alleato-garante" di Assad, e, al tempo stesso, una presenza ed un peso nello scacchiere mediorientale che mai Putin, in precedenza, si sarebbe sognato.

Ora la musica è cambiata. A Putin (ma anche a Teheran, altro alleato di Assad), Trump ha voluto chiaramente dire che alla Casa Bianca non c'è più un "signor tentenna".  

Oltre al pragmatismo, l'azione Usa in Siria dimostra un altro tratto della politica estera di Trump. Il nuovo Presidente Usa è disponibile a riconoscere ad altre superpotenze (Russia, Cina) il ruolo di "garanti" in determinate situazioni di crisi. Ma se esse non adempiono a questo ruolo, gli Stati Uniti sono pronti ad intervenire da soli. 

Il segnale per la Nord Corea non potrebbe essere più chiaro. Più di qualcuno, a Pyongyang, avrà sentito le orecchie fischiare per il rombo dei missili Tomahawk Usa lanciati sulla base aerea siriana di Al Shayrat.

Così come non poteva essere più chiaro il segnale per l'"alleato-garante"della Corea del Nord, ovvero Cina. Del resto, i missili Usa sono partiti nelle stesse ore in cui Trump era a cena con il Presidente cinese. E diceva ai giornalisti, che, dopo il primo colloquio, aveva stabilito le premesse per un'"amicizia" con il leader cinese, senza però "aver ancora ottenuto nulla" in cambio.


mercoledì 5 aprile 2017

Obamagate?

Susan Rice è stata il braccio destro di Obama, suo consigliere per la sicurezza nazionale sino al 20 gennaio 2017 (giorno dell'insediamento di Trump).
E' stata lei - quando era ancora in carica, cioè durante la "transizione" - a chiedere che fossero rivelati ("unmasked") i nomi di collaboratori di Trump che erano stati intercettati "indirettamente" (cioè mentre parlavano con interlocutori stranieri sottoposti a sorveglianza). (Vedi qui un bell'articolo di National Review che spiega per filo e per segno la vicenda).
Perchè è importante? Perchè, ovviamente, i cittadini Usa possono essere intercettati dalle agenzie di intelligence Usa solo con il mandato di un giudice. E se vengono intercettati casualmente, i loro nomi devono rimanere segreti ("masked"), e le conversazioni devono essere maneggiate con molta cautela.
Perchè Susan Rice ha fatto quello che ha fatto? E perchè pochi giorni prima che scoppiasse questo scandalo (di cui, ovviamente, se leggete "Repubblica" o il "Corriere" sarete totalmente all'oscuro), aveva detto di non saperne nulla?
La accusano di aver agito per motivi strettamente politici: sembra, cioè, che il suo scopo fosse che i nomi dei collaboratori di Trump "unmasked" circolassero lungo la catena di comando dei funzionari di Obama ancora in carica.
E, si sa, più le notizie circolano, più ci sono "fughe di notizie". Proprio come quelle che sono finite sui giornali di tutto il mondo, facendo apparire la comunità di intelligence Usa come un vero e proprio colabrodo.
Da "fughe di notizie" di questo tipo nasce la "leggenda" della collusione tra Trump e Putin, e tutto il "circo" messo in piedi dai Democratici e dai loro media preferiti per cercare di impigliare il Presidente appena entrato in carica.
Circo che, sinora, non ha prodotto la prova di nemmeno un atto illegale commesso da Trump o da suoi collaboratori.
Ma la vera notizia, qui, è quello che avrebbe fatto Susan Rice. Il braccio destro di Obama. Che ora è accusata di aver utilizzato il suo livello di accesso ad informazioni riservate per scopi di mera battaglia politica. Obama sapeva quello che faceva il suo braccio destro? #Obamagate


Aborto e armi, due sentenze che scuotono l’ordine (e la tracotanza) liberal

Due vittorie personali di Trump, reazioni isteriche dei progressisti. Non abolito il “diritto” ad abortire, la materia restituita agli Stati...