sabato 11 aprile 2020

Fact checking: ma chi ha approvato il MES?

Premessa

La conferenza stampa del Presidente del Consiglio Conte di ieri sera ha incendiato le polemiche che si trascinano da mesi intorno al tema del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Conte ha sottolineato come il Mes esista fin dal 2012, e che pertanto le accuse che gli sono state mosse dall'opposizione di aver "firmato", l'altra sera, il Mes sono delle "menzogne". Nella foga, per di più, Giuseppe Conte - sbagliandosi - ha detto che all'epoca dell'approvazione del Mes Giorgia Meloni era ministro.
Le accuse mosse mosse da Conte in diretta tv a Salvini e Meloni hanno causato la reazione veemente dell'opposizione.

Ma come stanno le cose?

Cerchiamo di fare un po' di ordine.
Il MES (acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità) è il meccanismo permanente di stabilità dell'area euro, che ha affiancato e poi sostituito gli strumenti transitori di stabilizzazione finanziaria (European financial stabilisation mechanism, EFSM, e European financial stability facility, EFSF) che erano istituiti originariamente per 3 anni (fino al 31 dicembre 2012), e poi prorogati fino al 30 giugno 2013.
Nel 2011, durante il governo Berlusconi (di cui Giorgia Meloni era ministro), fu approvata l'aggiunta di un paragrafo all'art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea.
Questo il testo: "Gli Stati membri la cui moneta è l'euro POSSONO istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità".
Quindi il governo Berlusconi approvò la POSSIBILITÀ di creare il Mes. I cui contenuti concreti erano, però, tutti da negoziare.


A cosa serviva questa clausola?

Serviva a dare una base giuridica al Mes inteso come meccanismo di stabilità anche su base intergovernativa, e quindi, ove ritenuto necessario, svincolato dal c.d. "metodo comunitario". Che fu poi la soluzione adottata. 
Per quanto riguarda il Mes, infatti, non è previsto alcun potere di proposta e/o di consultazione per la Commissione europea e per il Parlamento europeo. Inoltre, non è previsto alcun intervento diretto del bilancio UE, perchè il Mes è finanziato da contributi degli Stati membri interessati sotto forma di prestiti e garanzie.
Insomma, il Mes c'entra con l'UE, non si può negarlo, ma solo perchè i suoi Stati membri sono tutti membri dell'UE (e dell'euro). E funziona con regole tutte sue.

Quali regole?

Quelle che sono state definite con il trattato istitutivo del Mes vero e proprio (48 articoli), che è stato approvato il 2 febbraio 2012, ed è stato ratificato dal Parlamento italiano il 23 luglio 2012. Chi era, in entrambi i casi, Presidente del Consiglio? Mario Monti. E Giorgia Meloni non era più ministro*.

Già, perché nel frattempo Berlusconi, nel novembre 2011, era stato costretto a dimettersi, avendo perso la maggioranza nel bel mezzo (o, se preferite, a causa) della "battaglia dello spread".

Si può dire dunque che chi ha lavorato sul MES è stato il Governo Berlusconi e invece dopo 10 settimane è stato firmato dal Governo Monti?

Solo in parte. Solo in parte!
Certo, chi ha aperto alla possibilità del Mes è stato il governo Berlusconi, con ministro dell'economia Giulio Tremonti. Governo che poi è stato tolto di mezzo forzatamente con la battaglia dello "spread". Dopodiché è stato messo in sella il governo Monti, che ha approvato QUESTO Mes. 

Quale è la differenza tra il meccanismo di stabilità che aveva in mente Tremonti (almeno in base alle intenzioni espresse a suo tempo) e quello che è stato approvato? 

Che il meccanismo di stabilità della zona euro che aveva in mente Tremonti doveva essere la base per gli eurobond
Mentre il Mes che è stato approvato è esattamente il contrario (come ha chiarito lo stesso Giuseppe Conte nella sua conferenza stampa di ieri sera).

* Per completezza, Giorgia Meloni risultò assente anche alla votazione sul Mes in Parlamento. Considerata l'importanza dell'argomento, una chiara dimostrazione di dissenso. 

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