mercoledì 15 aprile 2020

Sulla proposta del prof. Burioni per "riaprire l'Italia".

Non contento di aver inanellato, come tutti, la sua dose di errori (del resto, da quando la medicina è una scienza esatta?), e ciò soprattutto all'inizio, quando era decisivo essere lungimiranti e suggerire le mosse giuste, il prof. Burioni, evidentemente e misteriosamente persuaso di aver nel frattempo acquisito il dono dell'infallibilità, avanza la sua proposta per "riaprire l'Italia".
Oltre ad alcune cose condivisibili, propone l'istituzione di una struttura tecnica che avrebbe anche le seguenti prerogative (cito testualmente, aggiungo solo le maiuscole):
"4) MANDATO LEGALE di proporre in modo tempestivo e POSSIBILMENTE VINCOLANTE provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole, ecc…); GESTIONE DI INFETTI E CONTATTI (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smart phones, apps, etc come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie.
5) CONDIVISIONE DELLA STRATEGIA COMUNICATIVA con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)
".

Quindi, per dirlo in parole povere: "pieni poteri" ai medici - che notoriamente non sbagliano mai... - e "veline" su cosa è giusto scrivere o trasmettere e cosa no - con buona pace per la libertà di stampa, presidio di quella democrazia che l'Italia dovrebbe ancora essere.
Perfavore, ve lo chiedo in ginocchio: facciamo tornare in campo la politica, quella fatta dai rappresentanti democraticamente eletti e perciò responsabili delle scelte che fanno.
E ricollochiamo i prof. Burioni nei posti che loro competono, ovvero in laboratorio a fare ricerca e in cattedra ad insegnare medicina (scienza fondamentale, importantissima, decisiva, chi lo nega, ma a cui è purtroppo estraneo il principio di infallibilità).
Chiosa finale: se l'Ordine dei Giornalisti dovesse prestarsi ad una proposta del genere, ravviserei, per la prima volta, una vera ragione per essere d'accordo con chi, da tempo, ne richiede l'abolizione (argomento che mi ha sempre lasciato piuttosto "freddo").


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