lunedì 30 ottobre 2017

L’arresto di Manafort, le indagini “a strascico” e il pesce non troppo piccolo

Con tempismo eccezionale, mentre i media “seri” cominciavano ad interessarsi dei sospetti impicci dei Clinton con la Russia, il procuratore indipendente Robert Mueller ha fatto la sua mossa - che un’immancabile “fonte anonima” ha anticipato alla stampa - e spiccato mandati di arresto nei confronti di Paul Manafort, ex capo della campagna presidenziale di Trump, e del suo socio Rick Gates.
La notizia è chiaramente negativa per Trump, come lo è l’arresto di ogni collaboratore o ex collaboratore di un uomo politico.
Ma al di là del colpo all’immagine, cosa c’entra l’inchiesta su Manafort con il c.d. “Russia-gate”? Ovvero con il tanto dibattuto - ma poco dimostrato - tentativo della Russia di influenzare l’esito delle presidenziali 2016? Soprattutto, Trump è implicato?
È lecito nutrire più di qualche dubbio.
Per capirlo occorre fare un po’ di storia.
Manafort fu assunto da Trump dopo la vittoria alle primarie, per gestire il delicato passaggio della convention repubblicana. Uno dei vari ostacoli che Trump dovette superare nella sua corsa alla Casa Bianca, fu infatti il tentativo dell’establishment del partito di “scippargli” la nomination con il meccanismo dei delegati.
Ebbene, Trump assunse Manafort - esperto navigatore di Washington - proprio per gestire l’appuntamento della convention.
Cosa che Manafort fece brillantemente, ed infatti Trump - odiatissimo dai boss del partito repubblicano, che lo percepiscono come corpo estraneo e pericoloso - ottenne la nomination.
Poche settimane dopo, colpo di scena: Trump chiede e ottiene le dimissioni di Manafort. All’epoca i media lo interpretarono come evento emblematico di una campagna presidenziale “allo sbando”.
Ora sappiamo che Trump chiese a Manafort di farsi da parte perché erano emersi aspetti poco chiari su alcuni suoi affari come lobbista.  Gli stessi affari per cui -  a quanto sembra - viene arrestato oggi. E che non hanno nulla a che fare con Trump.
Rientrano, questi affari di Manafort, nel mandato investigativo del procuratore speciale Mueller? Questa è la domanda da farsi. 
Una classica tecnica investigativa consiste nell’incastrare il pesce piccolo su qualche illecito, qualsiasi illecito, anche minore, per convincerlo, in cambio di un accordo, a cantare sul pesce grosso.
Negli Stati Uniti è una tecnica molto usata, considerata l’ampiezza degli accordi che l’accusa, soprattutto federale, può raggiungere con gli imputati.
Resta da capire se questa tecnica può essere utilizzata anche da un procuratore speciale, a cui è stato dato un mandato ben preciso, che non può trasformarsi in una “pesca a strascico”, nè tantomeno in un “mandato in bianco”.

Un saluto da New York:




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