L'articolo "Bin Laden’s Catastrophic Success" di Nelly Lahoud, pubblicato su Foreign Affairs nel settembre/ottobre 2021, che ho avuto modo di leggere oggi, esplora come al Qaeda abbia influenzato il mondo dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, ma non nel modo in cui Osama bin Laden aveva previsto. L'articolo è frutto dell'analisi di lettere, documenti e appunti di bin Laden che le forze speciali Usa asportarono nel raid del compound di Abbottabad, durante il quale uccisero il leader di al Qaeda. Proprio perchè si basa su documenti "interni" ad al Qaeda e trovati in possesso del suo leader, offre uno sguardo unico e privilegiato sul punto di vista di bin Laden, e merita una lettura attenta. Di seguito, ne presento una sintesi.
Bin Laden immaginava che un "colpo decisivo" contro gli Stati Uniti avrebbe indotto il ritiro delle truppe americane dai paesi a maggioranza musulmana, creando un terreno favorevole per la lotta jihadista contro i regimi autocratici locali. Tuttavia, gli attentati dell'11 settembre si rivelarono, sotto questo profilo, un enorme errore di calcolo. Gli Stati Uniti risposero con una massiccia operazione militare che disarticolò al Qaeda, portando alla cattura o all'uccisione della maggior parte dei suoi leader, e costringendo gli altri a nascondersi nelle aree tribali del Pakistan.
L'Intervento USA in Iraq: Una Seconda Occasione per al Qaeda
Tuttavia, per un paradosso inatteso, fu proprio l'intervento statunitense in Iraq nel 2003 a ridare nuova linfa vitale ad al Qaeda. L'amministrazione Bush esagerò ia presenza di al Qaeda in Iraq, e sovrastimò i benefici che il rovesciamento di Saddam Hussein, un dittatore laico ostile ai jihadisti, avrebbe potuto apportare alla lotta contro il terrorismo. Si creò, invece, un vuoto di potere che provocò un'ondata di violenza settaria. Questo scenario permise ad al Qaeda e ad altri gruppi jihadisti di posizionarsi come difensori della minoranza sunnita irachena, attirando nuovi combattenti e finanziamenti. La nascita di al Qaeda in Iraq sotto la guida di Abu Musab al-Zarqawi ha segnato una ripartenza dell’organizzazione, che ha sfruttato la disgregazione dell'Iraq post-invasione per riorganizzarsi e reclutare nuovi membri.
L'Ascesa di Zarqawi e la Riorganizzazione di al Qaeda
Zarqawi, con la sua brutalità e le sue tattiche indiscriminate, riuscì a unire vari gruppi jihadisti locali sotto il marchio di al Qaeda, anche se spesso con strategie e obiettivi divergenti rispetto a quelli originari di bin Laden. Questo ampliamento del marchio di al Qaeda ha portato all’espansione del movimento jihadista, che però divenne sempre più frammentato e difficile da controllare per i leader centrali dell'organizzazione.
I Limiti del Terrorismo come Strumento Politico
La storia di al Qaeda dopo l'11 settembre evidenzia i limiti del terrorismo come strumento per raggiungere obiettivi politici a lungo termine. Anche se al Qaeda è riuscita a sopravvivere e a cambiare forma, la sua capacità di operare come un'organizzazione globale unita è stata drasticamente ridotta. Inoltre, l'ascesa dell'ISIS, nato dalle ceneri di al Qaeda in Iraq, ha ulteriormente complicato il panorama jihadista, mostrando come i gruppi terroristici siano vulnerabili alle stesse dinamiche di frammentazione e rivalità interne che cercano di sfruttare.
Conclusione: Un Successo Catastrofico
Nonostante i continui sforzi di al Qaeda per rimanere rilevante, l’articolo conclude che la "guerra al terrore" ha reso evidente quanto poco possano ottenere i gruppi jihadisti attraverso il terrorismo.
Gli Stati Uniti e i loro alleati, invece, hanno imparato - o, almeno, dovrebbero aver imparato - che una strategia efficace contro il terrorismo deve affrontare anche le problematiche che gli estremisti hanno strumentalizzato per aumentare il proprio consenso, come il sostegno dato dagli USA a regimi dittatoriali in Medio Oriente.
In questo senso, il successo di al Qaeda è stato dunque catastrofico: ha cambiato il mondo, ma non nel modo in cui bin Laden aveva immaginato.