Con la vittoria di Macron, Bruxelles può tirare un bel sospiro di sollievo; ma ha ben poco da festeggiare.
Il quadro politico della Francia, fondamentale Stato fondatore dell'Unione Europea, è in evoluzione ed è ancora presto per decifrarlo.
Le forze dell'establishment politico sono in crisi.
Il partito socialista del Presidente uscente Holland - che non si è ricandidato vista la propria travolgente impopolarità - ha le ossa rotte, anzi, frantumate.
Non se la passa meglio il partito gollista, il cui candidato, Fillon, non è arrivato al ballottaggio perchè "azzoppato" per via giudiziaria.
Emmanuel Macron è stato fenomenale nel cogliere l'opportunità e ha vinto; ma manca di fascino, deve dimostrare di essere un leader, e deve costruire un partito da zero.
Il Front National, dal canto suo, ha aumentato di molto i propri voti, sia in senso assoluto (al primo turno), sia in senso relativo (al ballottaggio). Marine Le Pen promette di cambiare pelle al proprio movimento, in autunno, per mandarne definitivamente in soffitta i tratti più "impresentabili", stringere alleanze, infrangere il "fronte repubblicano" e tentare davvero, la prossima volta, di vincere.
Nel frattempo, a giugno ci sono le elezioni legislative. Saranno quelle elezioni a indicare veramente quale direzione intende prendere la Francia.
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