domenica 1 settembre 2024

Letture - L'errore di calcolo di Bin Laden

L'articolo "Bin Laden’s Catastrophic Success" di Nelly Lahoud, pubblicato su Foreign Affairs nel settembre/ottobre 2021, che ho avuto modo di leggere oggi, esplora come al Qaeda abbia influenzato il mondo dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, ma non nel modo in cui Osama bin Laden aveva previsto. L'articolo è frutto dell'analisi di lettere, documenti e appunti di bin Laden che le forze speciali Usa asportarono nel raid del compound di Abbottabad, durante il quale uccisero il leader di al Qaeda. Proprio perchè si basa su documenti "interni" ad al Qaeda e trovati in possesso del suo leader, offre uno sguardo unico e privilegiato sul punto di vista di bin Laden, e merita una lettura attenta. Di seguito, ne presento una sintesi.  

Bin Laden immaginava che un "colpo decisivo" contro gli Stati Uniti avrebbe indotto il ritiro delle truppe americane dai paesi a maggioranza musulmana, creando un terreno favorevole per la lotta jihadista contro i regimi autocratici locali. Tuttavia, gli attentati dell'11 settembre si rivelarono, sotto questo profilo, un enorme errore di calcolo. Gli Stati Uniti risposero con una massiccia operazione militare che disarticolò al Qaeda, portando alla cattura o all'uccisione della maggior parte dei suoi leader, e costringendo gli altri a nascondersi nelle aree tribali del Pakistan.



L'Intervento USA in Iraq: Una Seconda Occasione per al Qaeda

Tuttavia, per un paradosso inatteso, fu proprio l'intervento statunitense in Iraq nel 2003 a ridare nuova linfa vitale ad al Qaeda. L'amministrazione Bush esagerò ia presenza di al Qaeda in Iraq, e sovrastimò i benefici che il rovesciamento di Saddam Hussein, un dittatore laico ostile ai jihadisti, avrebbe potuto apportare alla lotta contro il terrorismo. Si creò, invece, un vuoto di potere che provocò un'ondata di violenza settaria. Questo scenario permise ad al Qaeda e ad altri gruppi jihadisti di posizionarsi come difensori della minoranza sunnita irachena, attirando nuovi combattenti e finanziamenti. La nascita di al Qaeda in Iraq sotto la guida di Abu Musab al-Zarqawi ha segnato una ripartenza dell’organizzazione, che ha sfruttato la disgregazione dell'Iraq post-invasione per riorganizzarsi e reclutare nuovi membri. 

L'Ascesa di Zarqawi e la Riorganizzazione di al Qaeda

Zarqawi, con la sua brutalità e le sue tattiche indiscriminate, riuscì a unire vari gruppi jihadisti locali sotto il marchio di al Qaeda, anche se spesso con strategie e obiettivi divergenti rispetto a quelli originari di bin Laden. Questo ampliamento del marchio di al Qaeda ha portato all’espansione del movimento jihadista, che però divenne sempre più frammentato e difficile da controllare per i leader centrali dell'organizzazione.

I Limiti del Terrorismo come Strumento Politico

La storia di al Qaeda dopo l'11 settembre evidenzia i limiti del terrorismo come strumento per raggiungere obiettivi politici a lungo termine. Anche se al Qaeda è riuscita a sopravvivere e a cambiare forma, la sua capacità di operare come un'organizzazione globale unita è stata drasticamente ridotta. Inoltre, l'ascesa dell'ISIS, nato dalle ceneri di al Qaeda in Iraq, ha ulteriormente complicato il panorama jihadista, mostrando come i gruppi terroristici siano vulnerabili alle stesse dinamiche di frammentazione e rivalità interne che cercano di sfruttare.

Conclusione: Un Successo Catastrofico

Nonostante i continui sforzi di al Qaeda per rimanere rilevante, l’articolo conclude che la "guerra al terrore" ha reso evidente quanto poco possano ottenere i gruppi jihadisti attraverso il terrorismo. 

Gli Stati Uniti e i loro alleati, invece, hanno imparato - o, almeno, dovrebbero aver imparato - che una strategia efficace contro il terrorismo deve affrontare anche le problematiche che gli estremisti hanno strumentalizzato per aumentare il proprio consenso, come il sostegno dato dagli USA a regimi dittatoriali in Medio Oriente. 

In questo senso, il successo di al Qaeda è stato dunque catastrofico: ha cambiato il mondo, ma non nel modo in cui bin Laden aveva immaginato.

sabato 31 agosto 2024

Oltre Musk: il conflitto tra colossi tecnologici e sovranità degli Stati

Le piattaforme social si scontrano con una dinamica di riaffermazione della sovranità nazionale nel dominio digitale: governi sempre più decisi a controllarli

Pubblicato su Atlantico Quotidiano del 21 agosto 2024



In questi giorni, Elon Musk e la sua piattaforma X (precedentemente nota come Twitter) sono al centro dell’attenzione. L’ultima mossa del magnate è, a fronte di un procedimento giudiziario, la chiusura dell’ufficio di X in Brasile. Una decisione che va inserita e valutata in un contesto più ampio, che coinvolge anche la scena europea, dove, solo pochi giorni prima, è esplosa una polemica che vede contrapposti lo stesso Musk e il commissario europeo Thierry Breton.

Lo scontro con Breton

Il commissario Breton aveva inviato una lettera di “avvertimento” a Musk, alla vigilia di una sua conversazione in diretta su X con il candidato repubblicano alle presidenziali Usa Donald Trump (di cui Musk è tra i principali sostenitori), esprimendo preoccupazione per la gestione dei contenuti sulla piattaforma e per i potenziali rischi derivanti dalla mancata moderazione. Una mossa eccessiva, al punto che la Commissione europea ha dovuto chiarire che si trattava di una lettera “non concordata”.

Musk, però, ha gettato benzina sul fuoco: con il suo tipico stile provocatorio, ha dedicato a Breton un post su X assai volgare. Non sorprende, quindi, che i sostenitori di Breton (confermato a fine luglio dal presidente francese Emmanuel Macron come candidato commissario per la Commissione Von der Leyen bis) abbiano rincarato la dose – sempre su X, ovviamente – non nascondendo il desiderio di arrivare addirittura a bandire la piattaforma dall’Unione europea, almeno finché sarà di proprietà di Musk.

Da noi, a schierarsi a difesa di X è stato Matteo Salvini, rivendicando come la Lega sia stato l’unico partito italiano a opporsi al Digital Services Act, la normativa eurounitaria che regola i contenuti online. Potrebbe sembrare una polemica estiva orientata, più che altro, a rafforzare la posizione di Breton in vista della distribuzione degli incarichi nella nuova Commissione, piuttosto che a risolvere questioni sostanziali. Ma non vanno sottaciute le possibili ripercussioni sull’altra sponda dell’Atlantico, visto che i Repubblicani della Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti Usa (che sperano di riconquistare a breve la Casa Bianca) hanno intimato a Breton di astenersi da ulteriori iniziative che possano interferire con la campagna per le elezioni presidenziali del prossimo novembre.

Lo scontro in Brasile

In Brasile la situazione è ancora più complessa. Ad aprile, il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes aveva ordinato a X di bloccare alcuni account accusati di diffondere disinformazione e incitamento all’odio, molti dei quali appartenenti a sostenitori di Jair Bolsonaro, l’ex presidente del Brasile. Bolsonaro, che nel 2022 aveva conferito a Musk una delle principali onorificenze brasiliane, è stato accusato di diffondere notizie false sui risultati elettorali e di incitare a rivolte per ostacolare il passaggio dei poteri dopo la sua sconfitta.

Bolsonaro ha respinto tutte le accuse, definendole politicamente motivate, e la situazione si è ulteriormente complicata quando proprio il giudice de Moraes ha presieduto il processo che ha portato all’interdizione di Bolsonaro dalle cariche elettive fino al 2030 e al sequestro del suo passaporto.

Lo scontro ha raggiunto il culmine quando Musk ha denunciato che de Moraes aveva paventato l’arresto del legale rappresentante di X in Brasile se non fossero stati rispettati gli ordini di blocco degli account emessi ad aprile. Nonostante la chiusura dell’ufficio locale di X, gli utenti brasiliani possono ancora utilizzare la piattaforma, ma l’impatto della decisione di Musk è comunque significativo.

Un conflitto più profondo

Si tratta solo dell’ultimo esempio di un conflitto più profondo: quello tra la globalizzazione tecnologica, incarnata dalle grandi piattaforme digitali, e una crescente tendenza alla deglobalizzazione politica, con governi, di orientamento anche molto diverso tra loro, accomunati dalla volontà di imporre controlli su Internet e preservare la sovranità nazionale nel cyberspazio.

Dalla sua acquisizione di Twitter nel 2022, Musk ha affrontato controversie su scala globale: dalle tensioni con il Pakistan, dove le autorità hanno bloccato X durante le elezioni di febbraio, per “motivi di sicurezza nazionale”, fino al Regno Unito, dove è entrato in polemica diretta con il neo premier Keir Starmer, che ha criticato la gestione dei contenuti su X, in particolare quelli che violano le leggi britanniche sull’incitamento all’odio. Anche l’Unione europea tiene la piattaforma di Musk sotto una costante lente di ingrandimento.

Ma Musk non è l’unico a essere al centro di queste tensioni. Altre piattaforme globali stanno affrontando sfide simili in diverse parti del mondo. TikTok, ad esempio, potrebbe essere vietato negli Stati Uniti entro il 2025 a meno che non venga venduto, a causa delle preoccupazioni legate al controllo esercitato dalla Cina. La Turchia ha recentemente bloccato Instagram per nove giorni, accusandola di censurare post commemorativi di un leader di Hamas assassinato. La Russia ha bloccato Instagram e Facebook con l’accusa di “estremismo”, per reprimere il dissenso dopo l’invasione dell’Ucraina. In Cina, Internet è tenuta sotto stretto controllo e le piattaforme digitali occidentali sono sostanzialmente bandite.

Sono tutti esempi di un fenomeno più ampio: la tecnologia, che ha accelerato la globalizzazione, si sta ora scontrando con una dinamica di riaffermazione della sovranità nazionale nel dominio digitale. I governi stanno diventando sempre più decisi a controllare il flusso di informazioni entro i propri confini, mettendo le piattaforme globali come X di fronte a sfide senza precedenti per mantenere la propria operatività e rilevanza.

Rotta di collisione con gli Usa

Al contempo, sembra complicarsi il cammino verso una declinazione condivisa, a livello internazionale, dell’equilibrio tra i vari principi in gioco, di rango anche primario, quali la libertà di espressione, la lotta alla disinformazione e alla discriminazione, la regolamentazione tecnologica, la sovranità nazionale.

In questo scenario, l’Unione europea ha inteso posizionarsi come il regolatore principale attraverso una normativa definita “all’avanguardia” – il Digital Services Act – sperando di stabilire regole del gioco che possano essere adottate anche da altri Paesi. Se Bruxelles riuscirà nel suo intento, l’Ue potrà acquisire una nuova influenza geopolitica.

Il rischio, però, soprattutto in fase applicativa (come la vicenda della lettera di Breton fa presagire) è quello di creare nuove tensioni con le principali piattaforme tecnologiche, X in primis, e con gli altri colossi della Silicon Valley. E quindi di entrare in rotta di collisione con il loro tutore di ultima istanza, ovvero il governo degli Stati Uniti. Ciò soprattutto nel caso di ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che non ha esitato a intraprendere guerre commerciali anche con il Vecchio Continente per tutelare le imprese e la tecnologia a stelle e strisce.

lunedì 19 agosto 2024

Fusioni e Acquisizioni (M&A): perchè studiare la geopolitica è indispensabile

Le operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A) trascendono la semplice dimensione finanziaria, e si intrecciano profondamente con una varietà di fattori esterni, tra cui il contesto macroeconomico e, in particolare, la geopolitica

Per chi aspira a operare con successo nel settore M&A, è imprescindibile comprendere e monitorare costantemente gli sviluppi geopolitici.



Quadro economico e geopolitica: le radici delle ondate di M&A

Il contesto macroeconomico globale rappresenta uno dei principali motori delle ondate di M&A. Periodi di crescita economica e stabilità politica incentivano le aziende a espandersi attraverso fusioni e acquisizioni. Tuttavia, eventi geopolitici come conflitti, instabilità politica, sanzioni economiche o pandemie possono rapidamente trasformare un contesto favorevole in uno scenario caratterizzato da incertezza e rischio, riducendo la propensione delle aziende a intraprendere operazioni di M&A.

In tempi di crisi geopolitica, l'incertezza si intensifica, portando spesso a una contrazione delle operazioni di M&A. Gli investitori diventano più cauti e la disponibilità di liquidità diminuisce, limitando le opportunità di espansione. Pertanto, per i professionisti del settore M&A, possedere una solida comprensione del contesto geopolitico globale è essenziale per anticipare e adattarsi ai cambiamenti che potrebbero influenzare le dinamiche di mercato.

Il c.d. "rischio Paese": un fattore cruciale nelle operazioni di M&A

La percezione del "rischio paese" è un altro elemento fondamentale che collega intimamente la geopolitica al settore M&A. Può essere scomposto in due componenti principali: il rischio sovrano e il rischio di trasferimento.

Il rischio sovrano riflette la fiducia degli investitori nella stabilità economica e politica di una nazione. Un aumento del rischio paese, spesso misurato tramite indicatori come lo spread BTP-Bund in Italia, può rendere un mercato geografico meno attraente per le operazioni di M&A.

Ad esempio, sempre stando all'esempio dell'Italia, un ampliamento dello spread indica che gli investitori percepiscono una maggiore instabilità economica o politica, costringendo il paese a offrire tassi di interesse più elevati per attrarre capitale. Questo non solo incrementa il costo del debito per lo Stato, ma segnala anche come più onerose e rischiose le operazioni di M&A, scoraggiando potenziali investitori.

Il rischio di trasferimento (transfer risk) riguarda, invece, il rischio di credito degli operatori privati che, pur avendo la capacità di rispettare i propri obblighi contrattuali, sono impossibilitati a farlo in conseguenza della decisione assunta dalle Autorità (factum principis) di introdurre restrizioni sui movimenti di capitale o sui pagamenti in valuta all'estero.

Conclusione: l'importanza di una visione geopolitica nelle operazioni di M&A

Per operare con successo nel settore M&A occorre essere esperti di finanza e strategie aziendali; ma è altrettanto cruciale saper leggere e interpretare il contesto geopolitico globale. Avvocati d'affari, consulenti e investitori devono sviluppare una adeguata visione geopolitica, in grado di prevedere come eventi internazionali possano influenzare i mercati e, di conseguenza, le operazioni di M&A.

In un mondo in cui la politica internazionale è segnata dall'incertezza, possedere una profonda comprensione delle dinamiche geopolitiche non è solo un vantaggio competitivo, ma una necessità per chiunque desideri navigare con successo nel complesso universo delle fusioni e acquisizioni.

giovedì 15 agosto 2024

L'Assunta del Tiziano: un capolavoro rivoluzionario

Oggi è Ferragosto, giornata che molti di noi dedicano alle grigliate in compagnia di amici e familiari. Ma è anche una festa religiosa, dedicata all'Assunzione della Vergine Maria al Cielo. E' il dogma più recente della Chiesa Cattolica, proclamato solo nel 1950, ma la devozione popolare lo ha anticipato per secoli. 

A testimoniare questa antica venerazione, troviamo uno dei capolavori del Rinascimento italiano: l'Assunta di Tiziano Vecellio.


Di Tiziano Vecellio - Web Gallery of Art:   Immagine  Info about artwork, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14922585


Nel cuore di Venezia, la maestosa Basilica dei Frari ha custodito per secoli quest'opera straordinaria, commissionata nel 1516 dal priore del convento dei Frati Minori Conventuali. Si trattava della prima grande commissione religiosa per un giovane Tiziano, già riconosciuto come uno dei talenti più promettenti della sua epoca.

Il dipinto, completato nel marzo del 1518 dopo due anni di lavoro, fu inizialmente accolto con sorpresa e scetticismo. Le innovative scelte iconografiche e pittoriche di Tiziano, caratterizzate da un dinamismo e una tridimensionalità rivoluzionari per l’epoca, spiazzarono tanto i committenti quanto gli altri artisti e i fedeli. Il grande scrittore rinascimentale Ludovico Dolce riportò come la comunità, abituata alle opere più statiche e bidimensionali di Giovanni Bellini, Gentile e Vivarini, non riuscisse a comprendere appieno la modernità del capolavoro tizianesco.

Non sapevo che il dipinto fu al centro di una vera e propria controversia tra Tiziano e i suoi committenti. I Frati Minori furono quasi sul punto di rifiutare l'opera, non comprendendo appieno la visione innovativa di Tiziano. Si racconta che, appresa la notizia, l'ambasciatore austriaco, emissario dell'imperatore Carlo V, fiutò l'affare, e si offrì immediatamente di acquistare la pala. Questo gesto fece riflettere i frati, che misero da parte ogni titubanza e decisero di tenerla. E fecero molto bene!

Per me, questo capolavoro ha un significato speciale. Uno dei miei ricordi più belli di quando ero bambino riguarda proprio questo dipinto: andammo a vederlo in gita scolastica in quarta elementare. Prendemmo il treno, e andammo a Venezia a vedere "l'Assunta del Tiziano". Una piccola grande avventura. Quella visita mi ha lasciato un'impressione indelebile, facendomi apprezzare ancor di più il valore storico e spirituale di questa straordinaria opera d’arte.

Fonti:

Assunta (Tiziano). https://it.wikipedia.org/wiki/Assunta_(Tiziano)

Giuseppe Nifosì, L'Assunta di Tiziano. Un dipinto rivoluzionario nella Venezia del primo Cinquecento. https://www.artesvelata.it/assunta-tiziano/

martedì 13 agosto 2024

Velasco mania: il ritorno!

Dopo tanti anni, quella febbre chiamata "Velasco mania" è tornata a bussare alla nostra porta. E questa volta, in maniera prorompente.

Del resto Velasco è l'allenatore che ha portato il nostro volley femminile all'oro olimpico per la prima volta nella storia.

🥇 Un traguardo incredibile che ci ha fatto sognare e tifare come non mai, e che ha cancellato le ripetute amarezze del volley azzurro maschile alle Olimpiadi, a partire dall’ultima, e risalendo, indietro nel tempo, a quelle con lo stesso Velasco in panchina.

Ricordo ancora quando, poco più che adolescente, ero completamente rapito dalla sua “filosofia”, dalla sua capacità di trasmettere non solo tecnica, ma veri e propri insegnamenti di vita. Un autentico guru. E ora, dopo un lungo periodo di "disintossicazione", ecco di nuovo forte quel richiamo. Inevitabilmente, mi sono ritrovato a rivedere la mitica lezione che Velasco fece al programma “Il Laureato” di Chiambretti.




Per chi la vide all’epoca, fu un vero spartiacque, un momento in cui capimmo che Velasco non era più solo un grande allenatore, ma anche un “filosofo” del volley e della vita.
🏐
Insomma, la ricaduta è vicina e, a dirla tutta, non mi dispiace affatto. Bentornato, Divo Julio, avevamo bisogno di te, nella pallavolo e non solo! 💪

lunedì 12 agosto 2024

Quando i followers contano: come Substack ha dato a Caroline Chambers la sua rivincita nel mondo dell'editoria

Da qualche tempo, ho iniziato a seguire diversi autori su Substack, una piattaforma che sta rivoluzionando il modo in cui i creatori di contenuti condividono il loro lavoro con il pubblico. Ogni settimana, ricevo una selezione curata da un Substacker di successo, e oggi ho avuto l'opportunità di scoprire la storia di Caroline Chambers, un’autrice che ha trasformato la passione per la cucina in una newsletter di grande successo.

Caroline non è mai stata una "early adopter" delle nuove tecnologie. Nel 2010, suo marito le fece notare che era "quasi imbarazzante" che avesse ancora un'email AOL, "storico", anzi, "preistorico" provider di posta elettronica negli Stati Uniti: avere un indirizzo @aol.com è come avere, ancora, in Italia, un indirizzo e-mail con estensione @virgilio.it o @tiscali.it, per intenderci. E Caroline ci ha messo un decennio prima di iniziare a lavorare sulla sua presenza su Instagram. Anche oggi, ammette di non riuscire a capire TikTok. Eppure, nonostante questo approccio "cauto" alla tecnologia, Caroline è stata una delle prime a utilizzare Substack come piattaforma a pagamento per condividere le sue ricette nel 2020.

La storia di Caroline è ancora più affascinante se si considera che nel 2019 aveva scritto una proposta per un libro intitolato "What to Cook When You Don’t Feel Like Cooking". Ogni ricetta del libro avrebbe dovuto offrire un pasto completo, richiedere il minor numero possibile di stoviglie, essere cucinata in meno di un'ora e utilizzare solo ingredienti facilmente reperibili in un normale supermercato. Tuttavia, tutte le principali case editrici hanno respinto la sua proposta, perché - in sintesi - non aveva un numero sufficiente di follower sui social media.

Questa esperienza è stata una svolta per Caroline. All'epoca lavorava come sviluppatrice di ricette freelance e usava Instagram principalmente come un portfolio, senza sfruttarlo per costruire una comunità. Ma quando, con la pandemia, il suo lavoro di freelance si è volatilizzato, ha deciso di non lasciare mai più che la mancanza di “reach” le impedisse di realizzare qualcosa che desiderava. Ha iniziato a pubblicare ricette gratuite e contenuti su Instagram, costruendo un pubblico affezionato, che ha imparato a fidarsi di lei e delle sue ricette.

In questo percorso, Caroline ha scoperto l'importanza di avere una propria mailing list. Avere e mantenere una mailing list è la cosa più importante che un creatore online possa fare. Le piattaforme social possono cambiare o sparire, ma una newsletter è qualcosa che si "possiede" e che arriva sempre nella casella di posta del proprio pubblico. Questo consiglio si è rivelato prezioso per Caroline, che ha iniziato a dedicare molto impegno a una newsletter settimanale, condividendo ricette esclusivamente tramite e-mail e usando Instagram per promuoverle. Questo approccio le ha permesso di far crescere rapidamente la sua lista di iscritti.

Nel novembre 2020, Caroline ha trasferito la sua newsletter su Substack e ha attivato l'opzione di pagamento a dicembre. All'inizio, pensava che avere qualche centinaio di abbonati paganti sarebbe stato un buon modo per assicurarsi un'entrata stabile come sviluppatrice di ricette freelance. Ma in breve tempo, ha raggiunto 20.000 abbonati paganti, trasformando quella su Substack nella sua principale attività. Grazie a questo incredibile successo, Caroline è riuscita a ottenere quel contratto per il libro che le era stato negato nel 2019. Il suo libro, "What to Cook When You Don’t Feel Like Cooking", uscirà domani 13 agosto.

Ciò che mi ha colpito di più nella storia di Caroline è il rapporto tra editoria "tradizionale" e "nuovi media". L'aneddoto di Caroline, in cui le è stata respinta la proposta del libro perché non aveva abbastanza follower sui social media, è emblematico di come il mondo dell'editoria si sia evoluto. Ormai, il successo in questo settore non dipende solo dalla qualità del contenuto, ma anche dalla capacità dell'autore di avere una presenza online significativa. È una realtà a cui tutti, autori e creatori, devono adeguarsi.

La storia di Caroline Chambers è una testimonianza potente di come i nuovi media, come Substack, possano offrire opportunità straordinarie a coloro che sono disposti a innovare e a creare una connessione diretta con il proprio pubblico. Per chiunque abbia una passione e la determinazione di portarla avanti, Substack rappresenta un'opportunità senza precedenti per trasformare un sogno in realtà. E per Caroline, è stata la chiave per realizzare il suo sogno di pubblicare un libro, con la sua community al suo fianco.

Che sia giunto il momento di trasferire questo blog su Substack?

Il test europeo e il voto Usa

Il 9 agosto un mio articolo è stato pubblicato come editoriale sulle testate del gruppo Athesis. E' disponibile online sul sito di Brescia Oggi

sabato 3 agosto 2024

Parigi 2024, un riflettore globale sui problemi del macronismo

Quanto avvenuto è un monito, per i leader politici, delle complessità e dei rischi che comporta ospitare i grandi eventi in un contesto politico e sociale già teso

Pubblicato su Atlantico Quotidiano il 30 luglio 2024

Nelle intenzioni degli organizzatori, le Olimpiadi di Parigi avrebbero dovuto essere una celebrazione della Francia sotto la guida di Emmanuel Macron. Il mondo ha assistito, però, ad una falsa partenza. Nonostante le aspettative di unità e celebrazione, la cerimonia di apertura ha suscitato polemiche in tutto il mondo, in un contesto caratterizzato da fragilità e tensioni.

Rischi e opportunità dei Giochi

La decisione di ospitare le Olimpiadi è sempre una scelta delicata. Per il Paese organizzatore è un’opportunità per mostrarsi al mondo, per esibire potenza, valori, cultura, e anche capacità di attrarre investimenti. Ronald Reagan, ad esempio, utilizzò i Giochi di Los Angeles del 1984 per smentire i critici che parlavano di declino degli Stati Uniti. Anche Macron aveva un obiettivo simile.

Tuttavia, ospitare un evento di tale portata comporta rischi di pari magnitudine. Non solo per i costi organizzativi elevati, ma anche perché i Giochi possono fornire una ribalta globale per contrasti internazionali e problemi interni. Ne sono chiari esempi i boicottaggi durante la Guerra Fredda (Mosca 1980 e Los Angeles 1984, ma anche Montreal 1976), e, più di recente, quelli della cerimonia di apertura dei Giochi invernali di Pechino 2022.

Un inizio divisivo

La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi è stata funestata da due eventi principali. Il primo è stato il massiccio sabotaggio delle linee ferroviarie ad alta velocità, uno dei simboli della Francia contemporanea, che, la notte prima, ha coinvolto centinaia di migliaia di passeggeri. Un fatto grave, che ha messo in discussione la capacità del Paese di garantire la sicurezza durante un evento di tale importanza.

Il secondo evento è stato il controverso spettacolo della cerimonia di apertura. Che fosse intenzione degli organizzatori dileggiare l’Ultima Cena o meno, ciò che conta è come essa è stata percepita dal pubblico. La cerimonia ha scatenato le polemiche tra chi si è sentito offeso da certi eccessi ideologici woke – e chi ha esplicitamente irriso le reazioni indignate degli altri.

È la prova di un fallimento. Le cerimonie di apertura dei Giochi devono essere belle, al massimo possono essere noiose o retoriche. Ma non devono essere momento di polemica o offesa, pena il tradimento del motivo stesso per cui i Giochi vengono organizzati. Le Olimpiadi, per definizione, devono unire i popoli, e promuovere la pace e la comprensione tra le Nazioni nel nome dello sport. Le polemiche attorno alla cerimonia di apertura di Parigi, invece, hanno dimostrato che il risultato raggiunto è esattamente l’opposto. L’evento è diventato un fattore di divisione, e a livello globale.

Il fattore Macron

Nelle intenzioni di Macron, le Olimpiadi di Parigi avrebbero dovuto essere una celebrazione del suo regno da monarca repubblicano che volge ormai alla conclusione (non può ricandidarsi). “This is France!”, ha scritto baldanzoso su X (ex Twitter). E nel fare ciò, ha dimostrato un notevole distacco dalla realtà, se si considera che, solo poche ore dopo, gli organizzatori dei Giochi, travolti dalle polemiche sulla cerimonia di apertura, sono stati costretti a scusarsi.

D’altro canto, le Olimpiadi sono iniziate a meno di tre settimane dalle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale, che hanno evidenziato un Paese profondamente diviso, con un Macron in crisi di consensi che, per arginare l’ondata della destra lepenista che si era palesata alle elezioni europee, ha dovuto resuscitare proprio quella sinistra che, all’inizio della sua carriera politica, aveva voluto “rottamare”.

Quanto avvenuto alle Olimpiadi di Parigi è un monito, per i leader politici, delle complessità e dei rischi associati all’ospitare un evento di tale portata in un contesto politico e sociale già teso. Per fortuna i Giochi sono, soprattutto, il più importante evento sportivo della nostra era, e saranno gli atleti, con le loro imprese, ad incarnare lo spirito olimpico autentico.

Letture - L'errore di calcolo di Bin Laden

L'articolo " Bin Laden’s Catastrophic Success " di Nelly Lahoud, pubblicato su Foreign Affairs nel settembre/ottobre 2021 , c...