(Comparso su Atlantico Quotidiano del 14 febbraio 2018)
Christian Greco, il direttore del Museo Egizio di Torino, è uno dei nuovi eroi della sinistra italiana e degli ultras del multiculturalismo. Aitante egittologo, prodotto della “generazione Erasmus”, una biografia che non manca di passaggi da libro “Cuore” (secondo un ritratto del Corriere della Sera, mentre studiava in Olanda “ha fatto le pulizie nei bagni pubblici della stazione, ha lavorato come guardiano di notte all’hotel Ibis”), dopo essere stato un “cervello in fuga” è stato scelto, con un concorso internazionale, per dirigere quello che, nel suo genere, è considerato il più importante museo del mondo dopo quello del Cairo. Il grande pubblico italiano, però, ignorava l’esistenza di Christian Greco (e in troppi, a dire il vero, non si erano neppure accorti che il Museo Egizio avesse riaperto il primo aprile 2015, dopo tre anni e mezzo di ristrutturazione), finché Giorgia Meloni non ha deciso di protestare in maniera eclatante contro un’iniziativa promozionale (peraltro già realizzata l’anno scorso e passata, non a caso, in sordina) rivolta ai “Nuovi Italiani”, ovvero ai “cittadini di lingua araba”, che dal 6 dicembre 2017 al 31 marzo 2018 “potranno entrare in due al costo di un biglietto intero”. Per la leader di Fratelli d’Italia, si tratterebbe di una discriminazione bella e buona ai danni dei “vecchi” italiani, o quantomeno di quegli italiani che non sono di lingua araba e che quindi non possono usufruire dell’offerta “due al prezzo di uno”.
Il video in cui Giorgia Meloni e Christian Greco si confrontano davanti al Museo Egizio è uno dei passaggi più interessanti di questa deprimente campagna elettorale. Merita un’occhiata, perché mette a confronto due “giovani leader” (seppure in ambiti diversi). Secondo i sostenitori di Greco, nel confronto avrebbe stravinto lui. A dire il vero, dopo essere riuscito a piazzare l’affermazione secondo cui il Museo Egizio non riceverebbe finanziamenti pubblici, quando è stato incalzato proprio su alcuni dettagli di bilancio, Greco si è ritirato dalla discussione, trincerandosi dietro un bellissimo e molto torinese (anche se è nato ad Arzignano) sorriso di cortesia. Il tutto, poi, è stato opportunamente travolto dal bailamme causato dalla presunta “promessa/minaccia” di Fratelli d’Italia di cacciare Greco dopo le elezioni, cosa peraltro impossibile visto che il Museo è retto da una fondazione privata.
Insomma, un piccolo grande caso politico in cui la sinistra italiana ha trovato, come si diceva, un nuovo eroe, già pronto a rivestire, all’occorrenza, il ruolo di vittima di un fantomatico “editto di Torino”.
In tutto questo, duole che Giorgia Meloni abbia confermato la tendenza ad usare argomenti utili, soprattutto, a galvanizzare la propria base (ovvero a consolidare i voti che ha già) e non abbia fatto ricorso, invece, ad un argomento molto semplice, che le avrebbe consentito di smarcarsi dal confronto ideologico più scontato. Sarebbe stato interessante, ad esempio, sottolineare che al direttore del Museo Egizio di Torino piace – come si suole dire – “vincere facile”, visto che cerca di aumentare il numero dei visitatori regalando i biglietti. Sarebbe stato agevole, a quel punto, anche infilarci una battuta – ovvero che per fare questo non occorre essere un “egittologo”. Persino io sono convinto di riuscire, senza troppi sforzi, a portare i miei amici di Torino a vedere il Museo Egizio, se regalo loro il biglietto.
Battendo su questo tasto, si sarebbe giunti alla domanda centrale: al di là dell’affascinante biografia, Christian Greco è davvero bravo, come direttore del Museo Egizio di Torino? Una veloce lettura dei bilanci pubblicati sul sito del Museo consente di verificare che la principale voce di ricavo è costituita proprio dalla vendita dei biglietti d’ingresso. E che una delle prime decisioni post insediamento del neo direttore – presa evidentemente per far quadrare i conti dopo la riapertura – è stata quella di raddoppiare o quasi il prezzo del biglietto. Anche qui, potremmo aggiungere, non ci voleva un egittologo… Mentre gli ultimi due bilanci previsionali disponibili sul sito del Museo (relativi agli anni 2016 e 2017) prendono in considerazione un numero sempre stabile di visitatori. Non si prevede, quindi, una tendenza di crescita. Certo, meglio essere prudenti. Ma insomma: siamo sicuri che regalare i biglietti sia un’efficace iniziativa promozionale? Grazie alla polemica favorita dalla concomitanza con la campagna elettorale, si è trattato di una strategia sicuramente vincente per la visibilità personale di Greco. Che poi ciò possa tradursi anche in visibilità del Museo presso il pubblico pagante – primo finanziatore dell’attività corrente del Museo stesso – beh, questo resta tutto da dimostrare.
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