giovedì 9 novembre 2017

Un anno dalla vittoria di Trump

E' passato un anno dalla vittoria di Trump alle elezioni.
Ricordo perfettamente quella notte, che ho passato, da solo, insonne, seguendo lo spoglio via internet, con la tv senza audio sintonizzata su SkyTG24 in attesa delle analisi dell'amico Alessandro Tapparini (unico commentatore italiano che ho mai ascoltato sull'argomento, insieme al direttore de "La Stampa" Maurizio Molinari).
Ricordo di aver seguito la grafica del New York Times, che era disegnata stile contachilometri dell'auto. All'inizio, tutte le lancette davano - ovviamente - vincente la Clinton. Poi, piano piano, inarrestabilmente, mentre si passava dal territorio dei "sondaggi" e delle previsioni degli "esperti" a quello dei voti "veri", le lancette hanno cominciato a spostarsi, dapprima lentamente, poi sempre in maniera sempre più decisa, verso Trump. Un delirio.
Ricordo di essermi crudelmente sintonizzato via web sulla CNN, per vedere, a quel punto, le facce dei giornalisti. Balbettavano. Si trova ancora il video su Youtube. Cliccatissimo. Straordinario. Cercatelo, è estremamente divertente. Impagabile.
Ricordo tutto.



Oggi, però, non voglio fare analisi politiche, ma voglio esprimere una notazione personale.
Per mesi, durante la campagna elettorale, ho passato ore e ore, nel mio tempo libero, a guardare i comizi di Trump, le interviste di Trump, i servizi dei media Usa su Trump.
La sera: Trump. La mattina: Trump. Il week end: Trump. Evviva Youtube, evviva internet, pensavo io. Lo ha sicuramente pensato un po' meno mia moglie, che per mesi ha dovuto, spesso, sorbire la presenza ingombrante di Trump a cena, a colazione, a pranzo.
Perchè se non guardavo i video, le parlavo di Trump. Cercavo di spiegarle che se anche tutti - TUTTI - dicevano che era impossibile una sua vittoria, secondo me, invece, non era così, perchè c'erano dei segnali - mille segnali -  secondo cui l'esito poteva essere diverso. Certo, era difficile, ma era una possibilità. Io cercavo di spiegarle, e lei, cortesemente, mi ascoltava.

A volte, l'argomento emergeva anche a cena con gli amici. Poche volte, però. Perchè per tutti Trump era un personaggio comico, o un pazzo pericoloso, e comunque - secondo tutti i "giornali" e tutti gli "esperti" - non poteva vincere. Appena si capiva che io la pensavo diversamente, si cambiava quasi sempre discorso, in maniera un po' imbarazzata.

Credo che mia moglie, segretamente, in tutti quei mesi, mi abbia un po' compatito. Magari pensando che un marito, in effetti, potrebbe avere difetti peggiori (ovviamente, non ritengo che il mio studio matto e disperatissimo di Trump sia l'unico mio difetto).

Poi è arrivato l'8/11/2016.

E Trump ha vinto.

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