C'è chi (in una discussione su Twitter, ovviamente) mi ha fatto notare che, in realtà, questo non deve sorprendere. Editori e dipendenti dei media "main stream" sono accecati dal miraggio di poter riavvolgere il nastro di venti anni, e di poter ritornare ai bei tempi d'oro, in cui un leader politico, per comunicare con le masse, doveva passare da loro.
Ma tratta di un miraggio, appunto. Quel mondo è finito.
E' molto in voga, poi, l'idea secondo cui Twitter, Facebook, Instagram etc. sono aziende private e quindi "possono fare quello che vogliono", ovvero bandire chiunque, a propria discrezione.
Si tratta di una lettura troppo superficiale, che non tiene conto di tutti gli aspetti della questione.
Per usare un’analogia di chi opera nel settore e mi pare azzeccata, Twitter è come il ristorante, mentre Apple store e Google store sono la strada che ti porta al ristorante. Se ti cacciano dal ristorante e viene bloccata la strada, non puoi andare ad altri ristoranti, e allora lì sì che si crea un problema di libertà. E non da poco.
Il punto, quindi, non è tanto e non solo Twitter che espelle Trump (in via "preventiva" e a tempo indeterminato, ricordiamolo), e i suoi followers più scatenati, ma che questo bando dalle principali piattaforme (Twitter, Facebook, Instagram, etc) sia coordinato con l’espulsione da Apple store e Google store delle piattaforme “alternative”. Un bel problema di antitrust, insomma.
La causa Donald J. Trump contro Twitter, Facebook & Co. sarà uno dei processi del secolo.
Nell'epoca dei social media, il problema non è essere censurati o banditi da Twitter, fintantoché hai la possibilità di spostarti su un’altra piattaforma. Ciò che è grave è che, in maniera coordinata, Apple e Google bandiscano dai loro store le piattaforme dove ti sposti, come hanno fatto con Parler, dove i trumpiani si sono trasferiti in massa.
Per usare un’analogia di chi opera nel settore e mi pare azzeccata, Twitter è come il ristorante, mentre Apple store e Google store sono la strada che ti porta al ristorante. Se ti cacciano dal ristorante e viene bloccata la strada, non puoi andare ad altri ristoranti, e allora lì sì che si crea un problema di libertà. E non da poco.
Il punto, quindi, non è tanto e non solo Twitter che espelle Trump (in via "preventiva" e a tempo indeterminato, ricordiamolo), e i suoi followers più scatenati, ma che questo bando dalle principali piattaforme (Twitter, Facebook, Instagram, etc) sia coordinato con l’espulsione da Apple store e Google store delle piattaforme “alternative”. Un bel problema di antitrust, insomma.
La causa Donald J. Trump contro Twitter, Facebook & Co. sarà uno dei processi del secolo.
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