Quando
si tratta di conquistare il potere, Renzi è tanto cinico quanto capace.
Per indurre Gentiloni - premier
di un Governo senza infamie e senza lodi, e quindi legittimo aspirante a ritornare a Palazzo Chigi qualora il risultato delle prossime elezioni fosse incerto - a farsi da parte, non è sufficiente una delibera della
direzione nazionale del PD.
Quella bastò per schiantare
un premier fragile ed espressione di un establishment politicamente debole (in quel momento) come Enrico #staisereno
Letta.
Ora, invece, si va verso le elezioni e siamo sotto manovra di bilancio, per cui
la “sfiducia” del partito di riferimento è impensabile e comunque non sarebbe sufficiente.
Ecco quindi un’operazione un po’ più
complessa e raffinata: come "colpo di avvertimento", una mozione parlamentare contro la riconferma dell'attuale governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che fa sembrare
Gentiloni (e il Presidente della Repubblica) paladini delle banche ben al di là delle loro colpe, e Renzi - che è l'ispiratore della mozione - paladino
dei risparmiatori gabbati. Sì, proprio quel Renzi che è spesso inseguito, nelle sue apparizioni pubbliche, dai risparmiatori incazzati (anche lui, forse, al di là
delle sue colpe), e che ha come suo braccio destro Maria Elena Boschi, accusata ad ogni piè sospinto di conflitto di interessi per i grattacapi del padre per il crac della Banca Popolare dell'Etruria.
Vi è da dire, però, che la mossa di Renzi, per ora, è riuscita, perché Gentiloni, per motivi istituzionali, è
obbligato a difendere l’autonomia di Bankitalia, ovvero l’ente che ha avuto il compito di vigilare sulle banche, con i brillanti risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Mentre Renzi, nel frangente, è riuscito a rispolverare l'immagine del "rottamatore", che tanto gli fu utile nella conquista del PD, prima, e di Palazzo Chigi, poi.
Insomma, bisogna riconoscere che quando si tratta di scalare
la vetta verso il potere Renzi è bravissimo. Il problema è che, poi, è altrettanto scarso a governare, come hanno dimostrato quasi tre anni di governo e, soprattutto, l'incredibile, clamorosa, autolesionistica scoppola presa al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
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