Domani è la giornata di Comey. L'ex Direttore dell'FBI, licenziato qualche settimana fa da Trump, testimonierà davanti alla Commissione di controllo sull'intelligence del Senato, ed è già pubblica la sua introduzione scritta.
I media liberal sono in fregola: a Washington D.C. (città che al 98% ha votato per Hillary, quindi una capitale che detesta il suo Presidente) i bar si stanno organizzando per garantire agli avventori la visione dell'audizione manco fosse la finale del Super Bowl. Si vocifera che alcuni gestori offriranno da bere gratis ai clienti qualora Trump dovesse twittare per ribattere in tempo reale alle affermazioni di Comey.
Si sta dunque preparando un grande spettacolo, per cui (se vi appassionate come me all'argomento) tenete pronti i popcorn.
Ma oltre all'apparenza, ci sarà anche sostanza? Comey rivelerà qualcosa di davvero compromettente per Trump? Ci sarà la "pistola fumante" per l'incriminazione, l'impeachment, la destituzione del Presidente, tanto agognata da coloro che non si sono ancora rassegnati alla sconfitta di Hillary Clinton?
Ecco, qui casca l'asino. Perchè un conto è ciò che gli odiatori di Trump sperano, ben altro conto è ciò che dice la legge.
Vi consiglio davvero di guardare questa breve intervista ad Alan Dershowitz. Professore ad Harvard, super avvocato (quello del caso Von Bulow, per intenderci), campione dei diritti civili. Un mito vivente del diritto, insomma.
Ebbene, Dershowitz spiega, in quattro parole:
- che anche se fosse vero che la campagna Trump si è "coordinata" con la "Russia" con riferimento alle rivelazioni di Wikileaks (cosa di cui, peraltro, non c'è alcuna prova), non ci sarebbe alcun reato;
- che anche se fosse vero che Trump ha detto al Direttore dell'FBI di "lasciar stare" il suo ex consigliere Flynn, neppure in questo caso ci sarebbe alcun reato.
Ma allora, di cosa stiamo parlando? Del solito, ovvero di politica. Solo di pura, semplice lotta per il potere, fatta di colpi bassi, rivelazioni anonime, falsi scoop e analisi farlocche, con un solo obiettivo: conquistare il cuore e la mente dell'elettorato americano in vista delle prossime elezioni.