domenica 5 maggio 2013

Ius soli: come funziona negli altri Stati?

Il governo Letta si è dato un orizzonte di 18 mesi per operare un cambiamento nella politica italiana, ma se continua così rischia di non durare (altri) 18 giorni. 
Prima abbiamo dovuto assistere alla maldestra vicenda del cambio di deleghe al neo-sottosegretario Biancofiore. Per chi conosce il personaggio, l'originaria delega alle pari opportunità era in effetti apparsa la classica battuta da social network, ed il repentino mutamento con quella alla pubblica amministrazione ha dato la sgradevole impressione che, in fondo, una delega valeva l'altra, purchè fosse concesso l'agognato strapuntino. 
La "vendetta" del Cavaliere per il trattamento riservato ad una delle sue fedelissime non si è fatta però attendere, ed ha assunto i tratti di un rilancio sulla questione Imu: o abolizione, o niente fiducia, dice l'aspirante padre costituente. 
Ma non è finita qui. Nel frattempo, il ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, interpretando a suo modo la richiesta di "silenzio stampa" del premier Enrico Letta (ma è difficile criticarla sotto questo aspetto, visto che molti altri neo-ministri, prima di lei, avevano sostanzialmente ignorato tale richiesta), ha sganciato una "bomba" nell'arena politica. Kyenge ha dichiarato in tv che nelle prossime settimane sarà pronto un ddl per introdurre il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, il cosiddetto "ius soli", modificando così l'attuale normativa, che è invece incardinata sul concetto di "ius sanguinis", secondo cui è cittadino italiano per nascita chi, in sostanza, ha almeno un genitore italiano.
Le reazioni degli "alleati" del Pdl non si sono fatte attendere ed esprimono tutte le sfumature del concetto di contrarietà: si va dalla contrarietà di metodo ("non è nel programma", secondo il portavoce vicario del Pdl Anna Maria Bernini), alla contrarietà di merito "no perchè no" ("è un errore", sentenzia Maurizio Gasparri con l'usuale capacità di analisi che lo contraddistingue).
Insomma, su questo argomento ne sentiremo delle belle, anche perchè a favore dello "ius soli" sono giunti  moniti anche dal Colle più alto. Pertanto, vale la pena cominciare a riflettere sull'argomento, dando innanzitutto un'occhiata a come si regolano gli altri Stati.
Una breve sintesi comparata della normativa in materia di cittadinanza si può intanto trovare su questo sito del Comune di Bologna, nonchè su questo articolo del Giornale di un paio di anni fa, che sottolinea come "lo ius sanguinis tutela i diritti dei discendenti degli emigrati, ed è dunque spesso adottato dai paesi interessati da una forte emigrazione, anche storica (Armenia, Irlanda, Italia, Israele), o da ridelimitazioni dei confini (Bulgaria, Croazia, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Serbia, Turchia, Ucraina, Ungheria)".

UPDATE: Diamo un po' di numeri, che aiutano a capire meglio.
Secondo Flavia Amabile de "La Stampa" (ripresa da Dagospia.it), "Il 61,4% dei minori stranieri è nato in Italia. I nati con entrambi i genitori stranieri residenti sono stati 77.109 nel 2010 e rappresentano il 13,7% del totale delle nascite in Italia nell'anno. Più in generale risultano circa 573 mila residenti di cittadinanza straniera nati in Italia, pari a circa il 13,5% del totale degli stranieri residenti, che rappresentano una fetta consistente della seconda generazione".

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